LA VIA FRANCIGENA - LA ROMA DI SIGERICO
Convegno 7 - 9 novembre 2014

Gli iniziatori del pellegrinaggio romano furono l’abate Benedetto Piscop (fondatore delle Abbazie benedettine di Wearmouth e di Jarrow) e Wilfrido Vescovo di York, che a partire dal 653 più volte si recarono nella città dei papi; furono seguiti da ben otto re anglosassoni, alcuni persero la vita durante il viaggio, da un gran numero di monaci, religiosi e da semplici fedeli: i pellegrini.
Il pellegrino prima della partenza, riceveva una sorta di investitura mediante la benedizione del sacerdote e gli venivano forniti alcuni oggetti utili per il suo lungo viaggio: un sacchetto di pelle di animale (la bisaccia), un bastone con puntale in ferro (il bordone), un cappello a larghe tese (il petaso) e un corto mantello di tessuto ruvido (la pellegrina). Prima di intraprendere il viaggio, si confessava e faceva testamento, perché il cammino era pieno di pericoli e si poteva morire per l’attacco di bestie feroci, per agguati dei briganti o per il freddo e la fame. Per alleviare queste difficoltà e limitare i pericoli, nel tempo, lungo il percorso andò sviluppandosi una rete di servizi per il sostentamento dei pellegrini: chiese, monasteri, ospedali, locande, alcuni dei quali ancor oggi esistenti.
Nel 990, Sigerico arcivescovo di Canterbury, dopo altri arcivescovi che lo avevano preceduto, intraprese il suo viaggio per Roma per ricevere dal Pontefice il “pallio”, la stola lunga e stretta di lana bianca che simboleggiava l’unione con il Papa.
Durante la sua sosta a Roma, Sigerico visitò diverse chiese della capitale e, fra queste, l’Abbazia delle tre Fontane (dove nel 67 fu martirizzato San Paolo Apostolo) che lui registra come “ad Sanctum Anastasium”, oggi luogo del nostro convegno.
Di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il pallio dalle mani di Papa Giovanni XV presumibilmente presso la Chiesa di S. Giovanni in Laterano, l'arcivescovo inglese annota in un suo diario il resoconto dettagliato delle 79 tappe dell’itinerario seguito verso Canterbury, attraversando Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. Tale percorso gli fu reso possibile da una via di comunicazione denominata Marictima, tracciata dal re longobardo Rotari a seguito della conquista della costa ligure e della fortezza della Cisa. L'arteria, che successivamente andrà a costituire l'asse di comunicazioni logistiche militari per il sud della penisola italica, con Sigerico diventerà nota come la "via Francigena di monte Bardone" e, dall’XI secolo, prese il nome di “Via Francigena”.
La descrizione che Sigerico fa del percorso è assai precisa, anche per quanto riguarda i punti di sosta, e le informazioni in essa contenute saranno molto utili per stabilire quale fosse il tracciato iniziale della via Francigena, che, dalle origini, andò via via modificandosi.
A partire dal XII secolo cambiò anche la distribuzione geografica delle correnti di pellegrinaggio: la maggior parte dei pellegrini che raggiungevano Roma era formata da tedeschi, danesi, norvegesi, svedesi, slavi, ungheresi e popoli baltici, i quali non trovavano conveniente utilizzare la via Francigena poichè, superando le Alpi dal Gran Sasso e dal Moncenisio, risultava troppo ad occidente; percorsero, quindi, un’altra direttrice, la via Teutonica, che, varcate le Alpi al Brennero o a Tarvisio, proseguiva fino ad Arezzo e Orvieto raggiungendo Montefiascone, dove si fondeva con la via Francigena.
Montefiascone, citata da Sigerico come settima tappa del suo percorso di ritorno a Canterbury, assume notevole importanza perché la confluenza tra le due vie avviene presso la basilica di San Flaviano, chiesa caratteristica per la sua bellezza e originalità, ma anche perché la cittadina è situata a 100 chilometri da Roma.
È da ricordare che a Montefiascone dal 6 all’8 maggio del 2014 si è tenuto un convegno sulla Via Francigena, a margine del quale sulla facciata del Palazzo Comunale è stato posto un banner che segnala al pellegrino di essere a 100 chilometri dalla tomba di Pietro. Nell’occasione, il nostro Presidente in carica cav. Enrico Chiricotto ha firmato un patto di amicizia e gemellaggio tra il nostro club e i club di Roma Sistina e di Montefiascone Falisco Vulsineo.
Negli anni, nacquero altre vie di comunicazione, dette anche Romee, che con la Francigena e la Teutonica costituivano un fascio di itinerari percorsi da pellegrini provenienti da regioni diverse e diretti a Roma.
Ma non era tutto perché la meta definitiva del pellegrinaggio medievale era Gerusalemme.
Da Roma nasceva, quindi, una direttrice orientale verso la Puglia, dove esiste una via Francesca, legata alla pratica dei pellegrinaggi, considerata, senza alcuna documentazione probante, il prolungamento della via Francigena verso Gerusalemme, che si raggiungeva salpando dai porti delle coste pugliesi. Oltre questa, il Lazio era attraversato anche da una direttrice meridionale che si sviluppava lungo le vie Appia, Prenestina e Latina fino ai confini con la Campania.
Una legge regionale, emanata dalla Regione Lazio, prevede la valorizzazione culturale, turistica ed ambientale della via Francigena e degli itinerari storico-religiosi del Lazio, promuovendo, tra l’altro, attività di manutenzione dei percorsi, di implementazione di una segnaletica standard, di una comunicazione integrata ed un sito web dinamico a disposizione dei turisti e dei pellegrini.
Interventi analoghi sono stati predisposti in tutte le località attraversate dalle vie in questione.

Questi, in estrema sintesi, gli argomenti trattati nel convegno tenuto, dal 7 al 9 novembre, presso la splendida Abbazia delle Tre Fontane, dedicata a SS. Vincenzo e Anastasio, dei Monaci Circestensi Riformati Trappisti, ivi presenti da più di mille anni.
Il convegno è stato voluto e organizzato da “I Lions della Via Francigena”, dall’Associazione Via Francigena 1994-2014, dalla “Associazione San Paolo alle Tre Fontane” e dalla “Associazione Historia”, con la partecipazione dei Club Lions di Montefiascone Falisco Vulsineo, Canterbury (GB), Lo Chablais (CH) e i Club Lions di Roma: San Paolo, Aurelium, Sistina, Palatinum, Accademia, Mare.

Accolti dalla Dott.sa Francesca Romana Pasquini, Presidente dell’Associazione San Paolo alle Tre Fontane, associazione che si propone di favorire e migliorare l’accoglienza di pellegrini o semplici turisti giunti da lontano per visitare Roma, si sono succeduti al microfono (come elencati nella locandina di presentazione) le autorità convenute, per i loro saluti, e i numerosi esperti, per le loro relazioni, che hanno trattato i vari argomenti riguardanti il tema del convegno con competenza, chiarezza e dovizia di particolari, con l’aiuto anche di immagini e filmati. Particolarmente apprezzati gli interessanti interventi degli ospiti Europei di Canterbury, Lo Chablais e Reims.
Nei giorni del convegno è stato presentato il libro e il docu-film del progetto “Francigena Opera Omnia”, illustrato dal Presidente dell’Associazione Historia, sono state programmate per gli ospiti visite guidate ai complessi monumentali, assaggi degli eccellenti prodotti preparati dai frati Trappisti ospitanti e conviviali che hanno rinsaldato vecchie amicizie o favorito delle nuove.
(D. Manzaro)

 

 

foto 1 - foto 2.

 

Chiudi