Gli iniziatori del pellegrinaggio romano furono l’abate Benedetto
Piscop (fondatore delle Abbazie benedettine di Wearmouth e di Jarrow)
e Wilfrido Vescovo di York, che a partire dal 653 più volte
si recarono nella città dei papi; furono seguiti da ben otto
re anglosassoni, alcuni persero la vita durante il viaggio, da un
gran numero di monaci, religiosi e da semplici fedeli: i pellegrini.
Il pellegrino prima della partenza, riceveva una sorta di investitura
mediante la benedizione del sacerdote e gli venivano forniti alcuni
oggetti utili per il suo lungo viaggio: un sacchetto di pelle di animale
(la bisaccia), un bastone con puntale in ferro (il bordone), un cappello
a larghe tese (il petaso) e un corto mantello di tessuto ruvido (la
pellegrina). Prima di intraprendere il viaggio, si confessava e faceva
testamento, perché il cammino era pieno di pericoli e si poteva
morire per l’attacco di bestie feroci, per agguati dei briganti
o per il freddo e la fame. Per alleviare queste difficoltà
e limitare i pericoli, nel tempo, lungo il percorso andò sviluppandosi
una rete di servizi per il sostentamento dei pellegrini: chiese, monasteri,
ospedali, locande, alcuni dei quali ancor oggi esistenti.
Nel 990, Sigerico arcivescovo di Canterbury, dopo altri arcivescovi
che lo avevano preceduto, intraprese il suo viaggio per Roma per ricevere
dal Pontefice il “pallio”, la stola lunga e stretta di
lana bianca che simboleggiava l’unione con il Papa.
Durante la sua sosta a Roma, Sigerico visitò diverse chiese
della capitale e, fra queste, l’Abbazia delle tre Fontane (dove
nel 67 fu martirizzato San Paolo Apostolo) che lui registra come “ad
Sanctum Anastasium”, oggi luogo del nostro convegno.
Di ritorno da Roma, dove aveva ricevuto il pallio dalle mani di Papa
Giovanni XV presumibilmente presso la Chiesa di S. Giovanni in Laterano,
l'arcivescovo inglese annota in un suo diario il resoconto dettagliato
delle 79 tappe dell’itinerario seguito verso Canterbury, attraversando
Italia, Svizzera, Francia e Inghilterra. Tale percorso gli fu reso
possibile da una via di comunicazione denominata Marictima, tracciata
dal re longobardo Rotari a seguito della conquista della costa ligure
e della fortezza della Cisa. L'arteria, che successivamente andrà
a costituire l'asse di comunicazioni logistiche militari per il sud
della penisola italica, con Sigerico diventerà nota come la
"via Francigena di monte Bardone" e, dall’XI secolo,
prese il nome di “Via Francigena”.
La descrizione che Sigerico fa del percorso è assai precisa,
anche per quanto riguarda i punti di sosta, e le informazioni in essa
contenute saranno molto utili per stabilire quale fosse il tracciato
iniziale della via Francigena, che, dalle origini, andò via
via modificandosi.
A partire dal XII secolo cambiò anche la distribuzione geografica
delle correnti di pellegrinaggio: la maggior parte dei pellegrini
che raggiungevano Roma era formata da tedeschi, danesi, norvegesi,
svedesi, slavi, ungheresi e popoli baltici, i quali non trovavano
conveniente utilizzare la via Francigena poichè, superando
le Alpi dal Gran Sasso e dal Moncenisio, risultava troppo ad occidente;
percorsero, quindi, un’altra direttrice, la via Teutonica, che,
varcate le Alpi al Brennero o a Tarvisio, proseguiva fino ad Arezzo
e Orvieto raggiungendo Montefiascone, dove si fondeva con la via Francigena.
Montefiascone, citata da Sigerico come settima tappa del suo percorso
di ritorno a Canterbury, assume notevole importanza perché
la confluenza tra le due vie avviene presso la basilica di San Flaviano,
chiesa caratteristica per la sua bellezza e originalità, ma
anche perché la cittadina è situata a 100 chilometri
da Roma.
È da ricordare che a Montefiascone dal 6 all’8 maggio
del 2014 si è tenuto un convegno sulla Via Francigena, a margine
del quale sulla facciata del Palazzo Comunale è stato posto
un banner che segnala al pellegrino di essere a 100 chilometri dalla
tomba di Pietro. Nell’occasione, il nostro Presidente in carica
cav. Enrico Chiricotto ha firmato un patto di amicizia e gemellaggio
tra il nostro club e i club di Roma Sistina e di Montefiascone Falisco
Vulsineo.
Negli anni, nacquero altre vie di comunicazione, dette anche Romee,
che con la Francigena e la Teutonica costituivano un fascio di itinerari
percorsi da pellegrini provenienti da regioni diverse e diretti a
Roma.
Ma non era tutto perché la meta definitiva del pellegrinaggio
medievale era Gerusalemme.
Da Roma nasceva, quindi, una direttrice orientale verso la Puglia,
dove esiste una via Francesca, legata alla pratica dei pellegrinaggi,
considerata, senza alcuna documentazione probante, il prolungamento
della via Francigena verso Gerusalemme, che si raggiungeva salpando
dai porti delle coste pugliesi. Oltre questa, il Lazio era attraversato
anche da una direttrice meridionale che si sviluppava lungo le vie
Appia, Prenestina e Latina fino ai confini con la Campania.
Una legge regionale, emanata dalla Regione Lazio, prevede la valorizzazione
culturale, turistica ed ambientale della via Francigena e degli itinerari
storico-religiosi del Lazio, promuovendo, tra l’altro, attività
di manutenzione dei percorsi, di implementazione di una segnaletica
standard, di una comunicazione integrata ed un sito web dinamico a
disposizione dei turisti e dei pellegrini.
Interventi analoghi sono stati predisposti in tutte le località
attraversate dalle vie in questione.
Questi, in estrema sintesi, gli argomenti trattati nel convegno tenuto,
dal 7 al 9 novembre, presso la splendida Abbazia delle Tre Fontane,
dedicata a SS. Vincenzo e Anastasio, dei Monaci Circestensi Riformati
Trappisti, ivi presenti da più di mille anni.
Il convegno è stato voluto e organizzato da “I Lions
della Via Francigena”, dall’Associazione Via Francigena
1994-2014, dalla “Associazione San Paolo alle Tre Fontane”
e dalla “Associazione Historia”, con la partecipazione
dei Club Lions di Montefiascone Falisco Vulsineo, Canterbury (GB),
Lo Chablais (CH) e i Club Lions di Roma: San Paolo, Aurelium, Sistina,
Palatinum, Accademia, Mare.
Accolti dalla Dott.sa Francesca Romana Pasquini, Presidente dell’Associazione
San Paolo alle Tre Fontane, associazione che si propone di favorire
e migliorare l’accoglienza di pellegrini o semplici turisti
giunti da lontano per visitare Roma, si sono succeduti al microfono
(come elencati nella locandina di presentazione) le autorità
convenute, per i loro saluti, e i numerosi esperti, per le loro relazioni,
che hanno trattato i vari argomenti riguardanti il tema del convegno
con competenza, chiarezza e dovizia di particolari, con l’aiuto
anche di immagini e filmati. Particolarmente apprezzati gli interessanti
interventi degli ospiti Europei di Canterbury, Lo Chablais e Reims.
Nei giorni del convegno è stato presentato il libro e il docu-film
del progetto “Francigena Opera Omnia”, illustrato dal
Presidente dell’Associazione Historia, sono state programmate
per gli ospiti visite guidate ai complessi monumentali, assaggi degli
eccellenti prodotti preparati dai frati Trappisti ospitanti e conviviali
che hanno rinsaldato vecchie amicizie o favorito delle nuove.
(D. Manzaro)