“Salve magna parens frugum, Saturnia tellus”, così Virgilio, nella Georgiche, salutava l’Italia e terra di Saturno e da lui fondate si vantavano essere le città della Ciociaria, da Anagni a Ferentino ed Alatri, città quest’ultima dove si sono recati, nella tradizionale gita di apertura dell’annata lionistica, numerosi soci dell’Aurelium con il Presidente Chiricotto e le loro consorti.
E l’ernica Alatri li ha accolti con la cortesia dell’Assessore alla Cultura del Comune, dr. Fantini e con l’esposizione esauriente della guida locale Loredana Stirpe che li ha condotti nella Chiesa gotica di San Francesco, che custodisce in una teca un mantello donato dallo stesso Santo, in una sua visita alla città, e dove in un cunicolo trascurato per secoli, si è scoperto, nel 1996, un eccezionale affresco risalente alla fine del XIII° secolo, dove al centro di un labirinto del diametro di due metri, composto da dodici cerchi neri e bianchi, vi è Cristo “Pantocrator”, che indica l’ingresso del labirinto “unicursale“, rappresentazione veramente unica in Italia, e di cui vi è solo un altro disegno similare nel pavimento, al centro della navata centrale, della famosa Cattedrale medievale di Chartres, in Francia. Poi le grandiose mura poligonali, definite “ciclopiche”, o megalitiche, risalenti probabilmente al IV° secolo a.C., che circondano l’antica Acropoli, costruite con enormi massi di forma irregolare, ma perfettamente combacianti, del peso ciascuno di qualche tonnellata, con un massimo di 27 tonnellate per l’architrave della Porta Maggiore, alle quali nel 1995 le Poste Italiane dedicarono un bel francobollo e che suscitarono l’ammirazione del grande storico e viaggiatore tedesco, Ferdinando Gregorovius, che visitando Alatri nel 1858 scriveva: ”..qui vediamo dinnanzi a noi mura colossali di cui ogni pietra …è… un macigno di forma irregolare; e se ci domandiamo meravigliati con quali mezzi si sia potuto collocarli gli uni sugli altri, si arriva ancor meno a comprendere come sia stato possibile incastrarli tra loro senza lasciare il minimo interstizio… (per cui) provai un’ammirazione per la forza umana assai maggiore di quella che mi aveva ispirato la vista del Colosseo.”
Alla visita di Alatri, compreso l’importante Museo Civico, situato nel medievale palazzo Gottifredi, è seguita quella del vicino paese di Fumone, piccolo borgo medievale, a circa 800 metri sul livello del mare, da cui si domina tutta la Ciociaria, ”Quando Fumone fuma, tutta campagna trema”, e del suo Castello, anch’esso di origine medievale, ma ristrutturato successivamente, ricevuti dall’attuale proprietario, marchese Longhi De Paolis. Il castello, con il suo giardino pensile di 3.000 mq, alla altitudine maggiore di quelli esistenti in Europa, deve però la sua fama per essere stata in pratica la prigione del Papa Celestino V° che aveva rinunciato al Pontificato, nel 1294, con queste nobili parole che è giusto ricordare: “Io, papa Celestino V°, mosso da cause legittime di umiltà, dal desiderio di miglior vita, dalla volontà di non offendere la mia coscienza, dalla debolezza del mio corpo, dalla mancanza di scienza e dalla malignità del popolo, per trovare il riposo e la consolazione della mia vita trascorsa abbandono volontariamente e liberamente il papato” e che ivi morì il 19 maggio 1296. (D. Giglio)
L’odio che Dante nutriva verso Bonifacio VIII era tale da indurlo a condannarlo all’Inferno tra i simoniaci prima ancora della sua morte, avvenuta tre anni dopo il 1300. Di conseguenza non poteva certamente essere tenero nei confronti di colui che al cardinale Benedetto Caetani, futuro Bonifacio VIII, aveva spianato la strada al papato con le sue dimissioni. Dimissioni che, se pur stigmatizzate da Dante con l’affermazione “fece per viltade il gran rifiuto”, trassero la loro motivazione quando a Celestino V fu chiara la percezione della impossibilità di esercitare il potere papale senza venir meno ai più semplici dettami della morale cristiana, profetizzata già da Jacopone da Todi con i famosi diffidenti versi
Che farai Pier da Morrone?
Sei venuto al paragone.
E anche per il Petrarca questa è la lettura che Petrarca fece del gesto dell’eremita Pietro da Morrone “…uno spirito veramente divino…” il quale, peraltro, per la sua elezione, avvenuta ben ventisette mesi dopo la morte del suo predecessore Niccolò IV, si era affidato all’angioino Carlo II al punto tale da trasferire, una volta eletto, la curia da Roma a Napoli. In questa specie di auto esilio, che lo privava di qualsiasi libertà di governo della Chiesa e di controllo della curia, maturò l’idea di rinunciare alla dignità pontificia; idea che sottopose come quesito di legittimità al giudizio del cardinale Caetani il quale, molto opportunamente, confermò la validità giuridica del gesto, posto in atto il 13 dicembre del 1294.
Dopo appena undici giorni, il 24 dicembre, il cardinale Caetani venne eletto papa e assunse il nome di Bonifacio VIII. Appena qualche mese dopo, il neo pontefice, forse temendo che i propri avversari si potessero avvalere del vecchio dimissionario per mettere in atto uno scisma, fece catturare l’ex eremita, che aveva tentato di fuggire in oriente, per rinchiuderlo, dopo Capua ed Anagni, nel castello di Fumone, sopra Ferentino, dove morì il 19 maggio del 1296.
D’altronde il castello di Fumone era stato già
prima utilizzato come prigione pontificia, anche per personalità ecclesiastiche:
infatti nel 1121 vi era stato ristretto Maurizio Bordino, antipapa con il
nome di Gregorio VIII, in lotta con i pontefici Pasquale II e Gelasio II,
fortemente sponsorizzati dall’imperatore Enrico V. Alla sua sconfitta,
dopo sette anni di lotte, fu imprigionato nel castello di Fumone da papa Callisto
II.
E quando nel 1584, quasi tre secoli dopo la morte di Celestino V, papa Sisto
V decise di affidare la vecchia costruzione - le cui origini sono oscure ed
antichissime, ma nota già ai tempi di Annibale come vedetta di importanza
militare - ad una famiglia aristocratica romana, i marchesi Longhi, il gesto
apparve come una tardiva riparazione per i torti subiti dal papa dimissionario
il quale, durante il suo regno, aveva creato cardinale un antenato dei Longhi,
Guglielmo, che moltissimo si adoperò a favore dell’ordine dei
Celestini creato da Pietro da Morrone con donazioni di varia natura.
E sono opera degli attuali proprietari del castello la costruzione
del gigantesco giardino pensile e gli altri lavori di ampliamento del palazzo
e la sua apertura al pubblico, avvenuta nel 1990.
(E. Maggi)
Alatri
Alatri - Il Museo
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Fumone
Fumone - Castello-Longhi DePaolis
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