LE BOLLE DI MAGOPAOLO
13 febbraio 2015

Probabilmente, se Costantino, in quel lontano 28 ottobre (!!!) del 312 d.C., dopo aver dato una prima legnata alle truppe di Massenzio in quella località oggi nota come “Saxa Rubra”, non solo per le sue rocce di tufo rossastro ma, come asseriscono alcuni storici, anche per il sangue versato dai combattenti, nel dirigersi verso Roma per concludere definitivamente la controversia nei pressi di Ponte Milvio, percorrendo la Via Flaminia avesse attraversato un borgo dolcemente adagiato su di una piccola collinetta, immerso nel verde e allietato da un rustico ristorante caldo e accogliente dove ritemprare membra e stomaco, oggi potremmo leggere una storia diversa: Massenzio l’avrebbe scampata e forse sarebbe diventato lui l’imperatore; Costantino, sazio e leggermente brillo, si sarebbe chiesto: “Ma chi me lo fa’ fare?”, non avrebbe visto la Croce che lo tranquillizzava, e forse oggi noi romani avremmo praticato un’altra religione.

Ma così non poteva accadere: il borgo, che oggi ci si presenta con tutte le sue meraviglie, pur essendo antico, a quei tempi ancora non esisteva, per sfortuna di Massenzio e per buona sorte di Costantino. E anche per fortuna nostra e di tutti quelli che prediligono la tranquillità, il silenzio irreale a poca distanza dal rumoroso infernale traffico della Via Flaminia, la calda accoglienza di un ambiente rustico e incontaminato, suggestivo nel suo rispetto delle strutture originarie. E per ultimo, ma non ultimo, la certezza di gustare una cucina tradizionale, lontana da quella “nouvelle cousine”, oggi tanto di moda!

Questo è il luogo scelto dal nostro Presidente Lomonaco, il Casale di Tor di Quinto, per far trascorrere a noi soci dell’Aurelium, insieme agli amici del Club Roma Amicitia, una divertente serata di un carnevale ormai declinante - venerdì 13 febbraio -, al tenue languido chiarore di vecchi lampadari a candela e allietata da uno spettacolo leggero e intrigante: le bolle di sapone di MagoPaolo.

Incantato, come tutti i presenti, da quel turbinio di bolle di sapone che scaturivano da un qualsiasi oggetto che avesse un foro da cui fuoriuscire e indifferenti a tutte le manipolazioni e le strattonate alle quali venivano sottoposte, nel corso della stupefacente esibizione di Mago Paolo più di una volta mi ero chiesto perché invece quelle che, sgocciolanti come la bocca di un cane affannato da una lunga corsa, scaturivano dalla legnosa cannuccia di sambuco, svuotata della pastosa anima e imboccata dallo scrivente, resistevano lo spazio di qualche secondo per poi scoppiare con un silenzioso “plop” e andare a raggiungere, con triste caduta, la goccia che le aveva nel frattempo abbandonate, contribuendo a rendere sempre più intriso di acqua il pavimento e sempre più inferocita la mamma, alla quale si prospettava un supplemento di passaggio di straccio da terra per l’asciugatura.

Oltre questo non veniva fuori da quella brodaglia lattiginosa che fluttuava nella tazza più sbocconcellata che la casa offriva, ottenuta aspettando pazientemente che i pezzetti del sapone da bucato che avevi messo a mollo si sciogliessero, agevolandone la decomposizione soffiando dentro la tazza con la cannuccia, con il risultato che la schiuma cominciava a debordare con una tale abbondanza che perdevi di vista il liquido sottostante. E iniziavi a provare e riprovare se il “brodo” era pronto, facendo soltanto sgocciolare la cannuccia e dando inizio all’inondazione.

Oggi è cambiato tutto, grazie all’invenzione del detersivo liquido per piatti, affatto sconosciuto ai miei tempi e sostituito allora da abbondante acqua calda, con l’aggiunta di un po’ di bicarbonato di sodio. Ma per arrivare alla formula odierna ce n’è voluto di tempo: sicuramente la questione deve aver affascinato più di un valente ricercatore, motivato dal pressante desiderio di risolvere ardue problematiche, non tanto domestiche quanto invece ludiche, sia pure eteree e fugaci. E non soltanto tempo, ma anche prove su prove, ripetuti tentativi, studi importanti per arrivare a concludere che il “brodo” appropriato si poteva ottenere aggiungendo all’acqua non il sapone da bucato, ma il più maneggevole detersivo liquido per piatti assieme ad altri ingredienti e accorgimenti che, leggendo la ricetta, mi hanno stupito per la genialità con la quale sono stati individuati. Innanzi tutto l’acqua deve essere distillata: noi la si conosceva un po’ per sentito dire, un po’ perché concretamente veniva utilizzata per irrorare le stanche ed esauste batterie dell’automobile. Nel suddetto liquido si deve versare un calibrato quantitativo di zucchero o di miele, alimenti ai miei tempi talmente a portata di tasca e di mano da dover essere stati i primi ad essere razionati all’inizio del secondo conflitto mondiale! E infine un altrettanto calibrato quantitativo di glicerina, per il cui uso di allora e odierno no comment!

E non finisce qui: alla stregua di un panettone, la miscela deve essere lasciata riposare per almeno tre giorni, dopo i quali aggiungere un altro quantitativo di zucchero e, se si desidera ottenere bolle che per la loro resistenza assomiglino ad un pallone di basket o ad una pallina da tennis, occorre aggiungere altro detersivo e altro zucchero. Arrivati a questo punto, se mi fossi avventurato nella procedura canonica, a me sarebbe venuta voglia di dare una assaggiatina alla quasi melassa che stava fluttuando pigramente nel contenitore, magari con il rischio di soffocarmi per lo schifo.

Et voilà! Tutto è pronto: non resta che soffiare oppure agitare in aria un cerchio più o meno ampio e iniziare a stupire il pubblico. Forse in casa, a parte la mamma sempre più perplessa, soltanto il cane ci presterebbe un po’ di attenzione, tentando di incocciare con l’umido naso la bolla che ondeggia pigramente in aria, riflettendo luci e cose; il gatto, con il suo superbo distacco, si limiterebbe ad uno sguardo tra l’indifferente e il compatimento.

Invece l’abilissimo MagoPaolo, la sera di venerdì 13 febbraio davanti agli amici soci dell’Aurelium, piacevolmente seduti a tavola gomito a gomito con gli amici del Club Roma Amicitia, è riuscito a catturare l’attenzione e la stupore di tutti i presenti, maneggiando con perizia e inventiva il miscuglio che il vostro cronista ha voluto con tenue ironia ricordare nella sua evoluzione. Anche se per molti lo spettacolo non costituiva una novità, avendo trovato spazio anche in qualche trasmissione televisiva, ancora una volta ha stupito la disinvoltura con la quale MagoPaolo alternava canne, cannucce, cerchi più o meno ampi, persino semplicemente le mani, per trasformare qualche goccia di saponoso liquido in bolle, minuscole o enormi, con le quali si divertiva facendole rimbalzare sulle dita a suo piacimento, schiaffeggiandole, violandone l’interno con una strana siringa che emetteva fumo o per farne nascere un’altra bolla; addirittura, con un finale in crescendo e con l’ammirazione dei presenti, costruendo attorno alla sua persona una specie di cabina trasparente e fluttuante

Comunque tutte le bolle di sapone, artigianali o sofisticate, infantili o mature che siano, sono destinate a scoppiare: possono resistere più o meno, ma la loro fine è segnata. Si diversificano soltanto nei sogni e nei disegni che riescono ad evocare. Quelle che oscillanti si affacciavano all’estremità della cannuccia al trepidante soffio di noi adolescenti, con la loro luminosa evanescenza e il colorato riflesso del mondo circostante, ci facevano sognare future avventure e speravamo che ci avrebbero accompagnato con il loro etereo volo nella nostra esistenza, rendendola lieve e spensierata: per questo ci si sforzava di crearle sempre più grandi, augurandosi che la loro vita durasse il più possibile. Ed è inutile negare che il loro rapido inevitabile “plop” ci rendeva tristi, quasi ci si rimproverava di aver fallito, di non essere stati bravi e concentrati sugli obiettivi da raggiungere, anche se vaticinati da una semplice bolla di sapone. Purtroppo il decorso degli anni avrebbe in molti casi smentito vaticinio e sogni! Però si deve essere sempre in grado di fare altre bolle di sapone.

Comunque nella nostra vita spesse volte ci capita di incontrare persone, talvolta anche a noi molto vicine, le quali dalla pedana che precariamente occupano per mandato ricevuto, facendo ricorso alla pasticciata ricetta per le bolle da spettacolo, presumono di crearne sempre più resistenti e durature, maneggiandole a proprio piacimento, schiaffeggiandole con la sottintesa inespressa intenzione di schiaffeggiare coloro che, a suo giudizio fastidiosamente, condividono il suo impegno, riempiendole con il fumo delle sue idee o con riserve mentali, facendosene scudo e vetrina per menzognere promesse, specchietto luminescente per le ingenue allodole che gli hanno dato credito. Tutto ciò per maggiormente accreditarsi come “salvatori della patria”.

E allora torna pressante il desiderio di recuperare quel perduto candore con il quale soffiavamo in una cannuccia di sambuco per crearci innocenti illusorie attese, anche se consci che il contenitore dei nostri sogni tra breve avrebbe fatto “plop”. (Enzo Maggi)

 

 

 

 

 

 

 

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