CONVIVIALE CON CONFERENZA
TEMA: "Artisti e Letterati ed il loro rapporto con l'identità nazionale"
16 Febbraio 2018

Presso l'Hotel Parco dei Principi in Roma, il 16 febbraio 2018, i soci e gli amici del Club Lions Roma Aurelium si sono incontrati per partecipare ad una serata piena di piacevoli occasioni.

Il Cerimoniere Raffaele Mele, dopo il saluto ai presenti ed alle autorità lionistiche, ha annunciato i vari momenti della serata:

  • Cerimonia di immissione del nuovo socio Ing. Francesco Maria Testi;
  • Consegna della CHEVRON al socio Maurizio Moroni;
  • Conferenza del socio Domenico Giglio.

Dopo l'ascolto degli inni nazionali (indiano-europeo-italiano) e la lettura dell'etica lionistica, ha preso la parola il Presidente del Club Giuseppe Pastena.

Nel breve intervento di saluto ai convenuti, il Presidente ha evidenziato soprattutto l'importanza dell'immissione di un nuovo socio nell'Organizzazione, circostanza di arricchimento e crescita del Club. Come di consuetudine, previo parere favorevole del Consiglio Direttivo, è stato dedicato un service ai più bisognosi: la somma accantonata per i comuni terremotati, è stata devoluta a favore dei comuni di Amatrice e Cittareale.

Si è svolta quindi la cerimonia dell'immissione nell'Aurelium del giovane Francesco Maria Testi, figlio del socio Paolo Testi, secondo il previsto cerimoniale distrettuale.

Successivamente, il Presidente ha consegnato al socio Maurizio Moroni la "Chevron" per i 35 anni trascorsi nei Lions.

La serata è proseguita con la Conferenza tenuta dal socio Domenico Giglio sul Tema: "Artisti e Letterati ed il loro rapporto con l'identità nazionale".

Con la nota preparazione, passione storica ed avvincente oratoria, l'ing. Giglio ha evidenziato l'importanza avuta da grandi italiani, nei vari ambiti artistici (da Verdi a Manzoni, da Carducci a Pascoli, da Hayez a Botticelli) nel trasmettere e consolidare l'identità nazionale.

I presenti, coinvolti dal tema e dalla perfetta esposizione, hanno rivolto al conferenziere molte domande, dimostrando grande interesse per l'argomento trattato.

Il tocco della campana ha concluso una piacevole Conviviale caratterizzata da commozione, interesse ed amicizia. (G. Pastena)

 

 

PRESENTAZIONE DEL NUOVO SOCIO FRANCESCO M. TESTI DAL PADRINO PAOLO TESTI

Francesco Maria è nato a Roma l'11 luglio 1983; ha conseguito la Laurea Magistrale in Ingegneria Astronautica presso l'Università "la Sapienza" di Roma con una tesi intitolata: «Guida e controllo in teleoperazione del rover lunare AROV».

Ha lavorato come assistente ricercatore per il Progetto ARNE presso la Arizona State University a Tempe nei pressi di Phoenix. Principalmente si è occupato del design del lander per l'allunaggio e della prototipazione di sonde autonome per l'esplorazione di cave lunari.

Dal Settembre 2015 lavora presso la Elital srl come Ingegnere Meccanico Progettista, specializzato in MGSE; si occupa cioè, della progettazione di apparati per la movimentazione e banchi di prova per satelliti a terra; di equipaggiamenti speciali nel campo della Difesa; nonché della stesura di documentazione tendente alla descrizione del progetto con relativo manuale per l'utente.

Ha concorso alla progettazione dei sistemi meccanici per la movimentazione di un'antenna della CONAE (Commissione Nazionale di Attività Spaziali) presso il Centro Teofilo Tabanera a Cordoba in Argentina, compiendo a tal fine un viaggio di lavoro presso detto Centro per la consegna dell'MGSE missione SAOCOM (Satelliti per l'osservazione e le comunicazioni) e il rilevamento di dati tesi alla progettazione dei sistemi meccanici per un'antenna di terra della CONAE.

È stato inoltre il responsabile della progettazione e realizzazione di un container per AIRBUS (Programma: "MetOp-SG", per il monitoraggio climatico e ambientale per consentire previsioni meteorologiche sempre più accurate); nel 2017 ha lavorato in team alla progettazione e la realizzazione di un container per AIRBUS (Programma: "ExoMars", missione progettata per l'esplorazione del pianeta Marte tramite una sonda robotica sviluppata dall'Agenzia Spaziale Europea e da quella Russa).

Quale membro della Commissione Aerospazio presso l'Ordine degli Ingegneri della provincia di Roma, il 13 ottobre 2017 ha partecipato come co-relatore al seminario "Lo Spazio in rete - nuove prospettive tecnologiche e di servizio", trattando il tema: "Flussi migratori - Scenario di controllo con Rete Smallsat ".

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Francesco Maria immensamente amato!

Da sempre il Lions Club Roma Aurelium è stata un po' la Tua casa, come, da prima che Tu nascessi, lo è stata di Mamma e in particolar modo mia. ma oggi, con estrema commozione vedo che ci troviamo nel 'nostro' Club ancor più uniti da quei Valori irrinunciabili a noi comuni, che Ti hanno portato ad essere un vero Uomo, forgiatore del Tuo proprio Destino, tutto teso a sempre più migliorare il Tuo Essere.

Tu ben sai che stai entrando in un Club, reso così unico da Amici, che si conoscono alcuni da decenni e decenni e vogliono stare insieme, condividendo stessi Ideali, stessi scopi nella vita, stessi interessi.

Mi viene in mente la sublime espressione del grande Poeta Indiano Rabindranath Tagore che Wolframo e Viktoria Isabelli vollero porre a ricordo della loro Annata, quella del 1977-1978, l'anno in cui io entrai a far parte del Club.

. c'era scritto: «Vi incontrai, o Amici, e Vi amai!».

. sì, è vero! se ancora, dopo quaranta anni da quel lontano marzo 1978 io provo quel profondo sentimento che ci ha fatto incontrare, è perché dopo un niente Vi ho sentito, o Amici, uniti a me da quell'idem sentire, idem velle che mi ha permesso, ci ha permesso, di superare le tante contrarietà che una Vita comune inevitabilmente crea nel corso degli anni.

. e questo è perché ci vogliamo bene; è perché, dopo decenni passati insieme, abbiamo bisogno gli uni degli altri; perché è solo nella comune ricerca non aprioristica del Vero che possiamo trovare quel senso di Libertà che è il vincolo posto a base da Melvin Jones un secolo fa per far crescere le nostre Nazioni e con esse il nostro Sodalizio.

Se ci conosciamo da decenni è evidente che altrettanti anni hanno reso noi più saggi, ma anche un po' meno arzilli!... l'entrata quindi di Paolo Carfagna e di Francesco Maria ci permetterà di constatare con il Poeta Orazio che non omnes moriamur, non moriremo del tutto!

Sì! nei loro cuori batte quella stessa identica tensione al Bene che ha unito e unisce nello stesso spirito noi un po' datati e non a: Giulio Bernardini, Armando Bragaglia, Carlo Carfagna, Giovanni Gallazzi, Walter Locatelli, Tullio Mango, Umberto Manucci e tutti gli altri che ora vivono nel Regno della Luce.

Sono certo che quando saremo costretti a cedere il testimone, l'operato del nostro Lions Club Roma Aurelium con gli innumerevoli e importantissimi Suoi Services in ogni campo, seguirà, grazie a loro e ad altri loro giovani Amici - ancor meglio se altri figli di nostri Soci! - a illuminare il Lions International del Suo particolare fascino!

Paolo e Francesco Maria. ad maiora!

 

 

ARTISTI E LETTERATI ED IL LORO RAPPORTO CON L' IDENTITA' NAZIONALE

La nascita ed il consolidamento dell'identità nazionale di un popolo può durare secoli e deve essere favorita da una unità statale o meglio , come è accaduto in Europa e particolarmente in Francia da una monarchia e nonostante ciò non sempre mette radici profonde, per cui dopo secoli possono esserci fenomeni di rigetto , come vediamo oggi in Catalogna , in Scozia e nelle Fiandre. Ora, in Italia , prima della proclamazione del Regno, il 17 marzo 1861 , non è possibile trovare una identità nazionale se non in poeti , letterati e scienziati , cominciando da Dante , che , facendo incontrare nel Purgatorio i due mantovani , Virgilio e Sordello , prorompe nell'invettiva sulla "Serva Italia" , e sulle divisioni cittadine "vieni a veder Montecchi e Cappelleti", e sempre all'Alighieri si deve la descrizione dei confini orientali dell' Italia , " sì come a Pola , presso del Carnaro , che Italia chiude e suoi termini bagna". Poco dopo segue l'altro massimo poeta , il Petrarca che sferza "I Signori d'Italia" ed indirizza una canzone , che è una invocazione all' Italia ,".latin sangue gentile.." e speranza ".che l'antico valore- negli italici cor non è ancor morto.", e dopo anche l' Ariosto , nello "Orlando Furioso" , trova modo di incitare gli italiani ,".dormi Italia imbriaca" , fattasi "ancella". Niccolò Machiavelli , auspica ".che Dio le mandi qualcuno ( all'Italia ), che la redima , un capo che provveda la pratica di armi proprie , con la virtù italica." , per poi giungere a Leopardi , che invoca sì l' Italia ,"O Patria mia,vedo le mura e gli archi.ma la gloria non vedo." e depreca che italiani abbiano combattuto fuori d' Italia , riferendosi alle campagne militari napoleoniche ,entrando in contrasto con il Foscolo , che proprio nelle truppe del Regno Italico , aveva visto rinascere l'antico spirito combattivo e dato prova di indubbio valore.

Questo filo italico che collega , attraverso cinque secoli di storia e di vita , non si limita a questi grandi poeti e pensatori , ma ne coinvolge numerosi altri , che forse è ingiusto definire minori , provenienti da ogni parte dell' Italia , che pure denunciano e deprecano le risse , le divisioni , le rivalità interne , che portarono alle invasioni straniere ed al loro successivo governo in tante nostre regioni , auspicando invece l' indipendenza dallo straniero , l'unificazione della penisola , dedicando all' Italia poesie , canzoni , lettere ed appelli., il tutto come scrive il grande critico Francesco Flora, nella sua " Storia della letteratura italiana" : "soltanto nella lingua e nella poesia e nelle arti della luce e della pietra.i figliuoli dell' Italia riconobbero.una patria comune".

Sono nomi , probabilmente oggi dimenticati , e dalla scuola e dalla società , che vanno dal Sassoferrato , ".piangi Italia , giardino del mondo." , a Pietro Bembo ,letterato e Cardinale , a Baldassarre Castiglioni , che descriveva la miseria dell' Italia , con toni gravi e mesti, al Guicciardini , con la sua "Storia d' Italia" , a Gabriello Chiabrera, forse il maggior poeta del XVII secolo, , al Filicaia, ".deh ( Italia ), fossi tu men bella , o almen più forte.",ad un Tassoni, che non scrive solo "La secchia rapita", che è anch'essa una critica , sia pure scherzosa" alle rivalità provinciali , ma anche le "filippiche", contro gli spagnoli ,denunciando ".veramente quegli (italiani ) infelici , che hanno l'animo tanto servile , che godono o almeno non curano d' essere dominati da stranieri ,( per cui ) non sono degni del nome d'italiani.", ed è interessante notare che alcuni di questi autori non piemontesi , si rivolgano a Casa Savoia, particolarmente a Carlo Emanuele I , figlio del grande Emanuele Filiberto., come il ferrarese Fulvio Testi che lo definisce " Carlo,quel generoso invitto core ,da cui spera soccorso Italia oppressa" ,e a Vittorio Amedeo II, come Eustachio Manfredi ,bolognese, che per la nascita del suo primo figlio scrive "Italia, Italia, il tuo soccorso è nato." e come Felice Zappi , di Imola , che dedica un' ode "Al serenissimo principe Eugenio" dove è questo bellissimo verso "..dovunque vai Tu , va la vittoria..".

Questi poeti e pensatori hanno dei valori comuni , compreso quello dell'eredità di Roma , che in molti di essi non è solo rimpianto , ma sprone per risollevare l'Italia dalle divisioni e dalla servitù e così bastarono pochi uomini , di secolo in secolo, a serbare la memoria della libertà e della dignità italiana ed a mantenere viva la fiamma dell' identità nazionale , che , con il sorgere del XIX secolo, l' ascesa ed il declino dell' astro napoleonico , il sia pur breve Regno Italico , purtroppo limitato all' Italia settentrionale , il tentativo sfortunato di Gioacchino Murat , con il suo "Proclama di Rimini" , acquista luce e calore dando inizio a quello che sarà poi definito Risorgimento .Sia pure limitata quindi ad una ristretta cerchia di intellettuali , ai quali si aggiungono gli scienziati , con i loro congressi nella prima metà dell' Ottocento , tenuti nelle capitali dei vari stati preunitari, tanto che alcuni governi di questi stati , quasi si pentirono di aver dato spazio ai congressi stessi , questa identità si rafforza , anche se vi è un abisso con la maggioranza della popolazione , specie delle campagne , e per il predominante analfabetismo , e per una diffusa identità limitata solo al proprio comune e alla propria provincia, rara se non inesistente invece l'identità regionale , eccetto la Sicilia , ed anche qui con profonde divisioni , eredità di guelfi e ghibellini, e con la differenza tra Nord e Sud d' Italia , separati ed impediti a conoscersi e comprendersi , dalla illogica e negativa presenza dello stato pontificio che ha diviso per un millennio l' Italia..

La ripresa e l' espandersi di questa fiamma nazionale , vede nuovamente in prima linea letterati , poeti , pensatori , ed anche pittori e musicisti , ed abbiamo così Vittorio Alfieri , con il "Misogallo" e "Italia, Italia, egli gridava a' dissueti dissueti orecchi , a i pigri cuori , a gli animi giacenti : Italia , Italia - rispondeano le urne d' Arquà e Ravenna", e particolarmente Cesare Balbo , con le sue "Speranze d'Italia" , e Vincenzo Gioberti con il famoso "Primato morale e civile degli italiani" e con il successivo "Rinnovamento civile d'Italia", che dettero una base storica e dottrinale alla richiesta di riscatto, e poi Luigi Settembrini con la denuncia "Protesta del popolo delle Due Sicilie", Giuseppe Mazzini con i " Doveri dell'uomo", ed Antonio Rosmini , con "Delle cinque piaghe della Santa Chiesa", Silvio Pellico con "Le mie prigioni" , il racconto della sua prigionia allo Spielberg , e poi un Alessandro Manzoni , sia con "I promessi sposi" , sciacquati nell'Arno e con "Marzo 1821" , ricordando l' Italia "una d' arme , di lingua , d'altare ,di memorie , di sangue e di cor." e ancora Ippolito Nievo , garibaldino, mancato a soli trent'anni, con le "Confessioni di un italiano" ed i già ricordati Giacomo Leopardi ed Ugo Foscolo di cui non possiamo dimenticare l'altissima poesia dei "Sepolcri" , dove parlando della Chiesa di Santa Croce , a Firenze :".beata che in un tempio accolte,- serbi l'itale glorie, uniche forse- da che..l'alterna onnipotenza delle umane sorti - armi e sostanze t'invadeano ed are - e patria e ,tranne la memoria,tutto.- Che ove speme di gloria agli animosi intelletti rifulga ed all'(talia,-quindi trarrem gli auspici.." .A questi maggiori via via si uniscono tante altre voci , che diventano un vero e proprio coro , e così si raggiungono altri strati della popolazione culturalmente più avanzati e si approfondiscono i motivi autenticamente italiani della riscossa nazionale, e quindi della identità nazionale..

Il milanese Giovanni Berchet (1783- 1851) ,tra i fondatori de "Il conciliatore", prende spunto dalla rievocazione del giuramento di Pontida, per incitare alla riscossa, un altro milanese ,Giovanni Torti ( 1774-1851), scrive un inno, dedicato alle cinque giornate del 1848,, l' abruzzese Gabriele Rosseti ( 1783-1854), canta "L' amor di Patria", Angelo Brofferio ,( 1802-1866),piemontese, ed anche uomo politico, scrive un inno :"Viva il Re,dall'Alpi al mar -il Baiardo di Savoia - Re Vittorio l'ha giurato - che giammai non spergiurò". Da Napoli , Alessandro Poerio, ( 1802-1848 ) va a combattere e morire nel 1848 ,nella difesa di Venezia, e prima aveva scritto "Il Risorgimento" con "O patria ,fiorente , possente , d'un solo linguaggio",mentre il toscano Giuseppe Giusti ( 1809-1850), risponde al poeta francese Lamartine , con "La terra dei morti",ed un giovanissimo poeta genovese , Goffredo Mameli ,( 1827-1849), caduto nella difesa di Roma contro i francesi, , scrive un primo " Inno di guerra", con "Viva l' Italia , era in sette spartita , le sue membra divulse", ed un secondo ben più famoso , anche se vi è qualche dubbio sulla sua paternità, "Fratelli d'Italia" , musicato da Michele Novaro. All'inno di Mameli , si aggiunge un "Inno popolare di guerra" di Giovan Battista Niccolini ,( 1782-1861), toscano, più noto come drammaturgo ,con i versi "Giuste leggi e non cieca licenza- libertade ad un tempo e potenza,- non servile ma forte unità ", ed il marchigiano ,Luigi Mercantini ( 1821-1872), con i versi "l'ardente destriero , Vittorio spronò, a dir viva l'Italia, va il Re in Campidoglio" e la "Canzone italiana", meglio conosciuta come "Inno di Garibaldi" , musicato da Alessio Olivieri, che ha un tono quasi religioso "Si scopron le tombe , si levano i morti , i martiri nostri son tutti risorti". Sempre tra i poeti , anche se più noto per altre opere, fra le quali il grande "Dizionario della lingua italiana" , il dalmata , Niccolò Tommaseo ( 1802-1874), scrive una poesia "All' Italia",nel 1834, incitando alla rinascita,, ed un trentino , Giovanni Prati, (1814 - 1884) , fedelissimo alla Casa Sabauda, ricordando i giovani universitari di Curtatone ,scrive "Viva la bella Italia! - orniam di fior la testa ;-o vincitori o martiri ,- bello è per lei cader.":A tale proposito è bene sottolineare che fino al 1849 i canti o gli inni non si rivolgevano solo a Casa Savoia , perché vi erano anche autori di fede mazziniana, ma fin da allora si deve notare una tendenza da parte di questi patrioti non monarchici di voler discriminare coloro che la pensavano diversamente, come nel caso di Prati , che per aver scritto un inno a Carlo Alberto si vide voltare le spalle dai repubblicani che lo additarono con avversione crescente per la sua intimità con la corte sabauda.

Oltre alla poesia una parte non trascurabile , forse anche più diffusa , di incitazioni patriottiche è dovuta ad opere teatrali ed ai romanzi storici , perché , anche se riferentisi ad eventi e personaggi del passato , gli autori , tutti patrioti , trovavano il modo di inserirvi elementi che facessero pensare ad eventi contemporanei o facendone i protagonisti , campioni d' italianità , e di questo il caso più tipico e conosciuto è "Ettore Fieramosca" del piemontese Massimo Taparelli d'Azeglio ,(1798-1866 ) rievocante la disfida di Barletta, tra cavalieri italiani e francesi , fra i quali si annida il rinnegato Gano che osava dire : "ho in tasca gli italiani , l' Italia e chi le vuol bene; servo chi mi paga , io .Non sapete .che per noi soldati dov' è pane è la patria". Anche nella "Margherita Pusterla" del lombardo Cesare Cantù,( 1804-1895) grandeggia il motivo del Risorgimento sotto lo schermo di una storia lontana , e nella " Battaglia di Benevento" , del toscano Francesco Domenico Guerrazzi ( 1804 -1873 ),l'inizio del romanzo è un inno all' Italia., "L' Italia , che sedeva , regina del mondo.".

E così si giunge , il 17 marzo 1861 , a conclusione di quello che un moderno studioso , Domenico Fisichella , ha definito "Il miracolo del Risorgimento" , alla proclamazione di Vittorio Emanuele II a Re d'Italia , e Cavour , nel suo genio multiforme , vuole onorare anche artisti e letterati , per cui chiede e quasi impone a Giuseppe Verdi, il grande , massimo musicista italiano , il cui nome preceduto da "Viva" , aveva anche significato "Viva V (ittorio) E (manuele) R (e) DI(talia) , a presentarsi candidato per il primo parlamento del Regno , e pure fa appello all'altro grande Alessandro Manzoni. Dunque hanno vinto anche i poeti , i letterati ed altri artisti ,ma ora bisogna consollidare l'opera ed anche i pittori prima e poi gli scultori debbono ricordare le vicende del Risorgimento ed i suoi protagonisti , per allargare ulteriormente le conoscenze delle stesse e favorire l'identità nazionale.

Aveva iniziato il veneto Francesco Hayez, ( 1791- 1882) con i suoi grandi quadri storici ed il famoso "Bacio" , poi un suo scolaro Domenico Induno ( 1815-1878 ) ed il fratello Gerolamo ( 1827-1890 ), con i soggetti militari,di cui ricorderemo "La battaglia di Magenta" , "La battaglia della Cernaia" , "La partenza da Quarto", "Garibaldi al Volturno" , ( tutte esposte al Museo del Risorgimento di Milano) , "Garibaldi in divisa di generale dell'esercito Sardo" ed il "Racconto del garibaldino". I grandi quadri storici al Palazzo Madama, in Roma, sede del Senato , ed a Siena , nel palazzo comunale ,tra i quali "La consegna dei risultati del plebiscito di Roma a Vittorio Emanuele II", sono opera del senese Cesare Maccari ,( 1840-1919) e sempre riguardanti il ciclo di affreschi di Siena , vi sono due lavori di un altro toscano , Amos Cassioli ,(1832 -1891 ) uno raffigurante "La battaglia di Palestro", l'altro "La battaglia di San Martino" ed infine, il grossetano ,Pietro Aldi ,( 1852-1888), dipinge "L'armistizio di Vignale" . "Garibaldi a Digione",( esposto al Museo del Risorgimento di Milano), è del milanese Sebastiano De Albertis ,(1828 -1897), garibaldino , che dipinge pure "La carica dei Cavalleggeri di Monferrato a Montebello", mentre sempre a Siena vi è il famoso " Incontro di Teano" , opera di Carlo Ademollo ,( 1823 - 1911 ),fiorentino,autore anche della "Battaglia di San Martino,( esposto al Museo del Risorgimento di Firenze), nonché della "Breccia di Porta Pia", mentre Clemente Origo, ( 1855-1921 ),romano, dipinge la carica della cavalleria alla Bicocca del 1849 , e Gustavo Dorè,(1832 - 1883) al quale dobbiamo le meravigliose tavole della "Divina Commedia", disegna gli episodi principali dell' impresa garibaldina del 1860 , e Carlo Alberto a Novara è ricordato da Gaetano Previati, ( 1852 -1920 ), ferrarese, che dipinge anche il popolano milanese , Amatore Sciesa , condotto , nel 1851 , alla fucilazione dagli austriaci , mentre pronuncia la celebre frase "tiremm innanz" .Vengono poi i "macchiaiuoli" toscani e fra questi Telemaco Signorini ,(1835 -1901 ), con il quadro degli "Zuavi francesi ed artiglieri italiani" ,( esposto al Museo del Risorgimento di Firenze), ed il loro maggiore esponente, Giovanni Fattori , ( 1825-1909 ), che ai paesaggi maremmani seppe unire la rappresentazione dei nostri soldati in due momenti particolari , uno felice " Il campo di battaglia italiano dopo ( la vittoriosa battaglia di) Magenta" , l'altro relativo alla sfortunata " Battaglia di Custoza", ( esposti entrambi alla Galleria d'arte moderna di Firenze )., Tutti dipinti che se al momento furono visti da una ristretta cerchia di persone , sarebbero successivamente divenuti le illustrazioni di libri di scuola e di storia e quindi conosciute da una più vasta platea , che così riviveva tanti principali episodi del Risorgimento , ed a questi pittori , dobbiamo doverosamente aggiungere Achille Beltrame , che sul settimanale "La Domenica del Corriere" , in edicola dall' 8 gennaio 1899 ,disegnava delle bellissime tavole a colori , sui principali avvenimenti della settimana accaduti in Italia e nel Mondo, compresi quelli riguardanti i nostri Reali, che , data la tiratura del giornale che già dopo pochi anni aveva raggiunto le 600.000 copie , per superore poi il milione .arrivava in tante famiglie , anche di modeste condizioni economiche.

Dal punto di vista non solo artistico , ma della identità nazionale , fu senza dubbio la scultura, divenuta civile e patriottica , maggiormente atta a serbare le memorie , con le statue ed i monumenti , particolarmente di Vittorio Emanuele II e di Giuseppe Garibaldi , e di altri artefici del Risorgimento, a coinvolgere anche la massa della popolazione , essendo per lo più situate nelle piazze principali di quasi tutte le città e nei Municipi. .Pensiamo al ticinese ,Vincenzo Vela, ( 1820 - 1891 ), ai torinesi Carlo Marocchetti ,(1805 - 1867), con la statua equestre di Emanuele Filiberto ,nella piazza San Carlo , e Davide Calandra ( 1856 - 1915 ), con altra statua equestre di Amedeo di Savoia , ed il marchigiano ,Ercole Rosa, (1846-1898 ), a cui si deve il monumento equestre di Vittorio Emanuele II a Milano , nella piazza del Duomo, e sempre dedicati al Re , sono i monumenti a Venezia di Ettore Ferrari , e a Palermo di Benedetto Civitelli , mentre ad Enrico Chiaradia ,( 1851- 1901 ),friulano, spetta la grande statua equestre del grande Re , nel "Vittoriano" ,mirabile sintesi di architettura e scultura , Infatti questa opera monumentale , progettata dall 'architetto bresciano Giuseppe Sacconi ,( 1854- 1905) , vincitore di un concorso nazionale indetto per erigere a Roma un monumento celebrativo della raggiunta Unità e del primo Re d'Italia , inaugurata dal nipote, il Re Vittorio Emanuele III , nel 1911 , in occasione del cinquantenario del Regno , presenti i Sindaci di tutta Italia , nonché i rappresentanti di tutti i Reggimenti del Regio Esercito , che riempivano l'intera Piazza Venezia , rappresenta il maggiore contributo che l'architettura abbia dato all'affermazione dell'identità nazionale , per cui è anche chiamato "Altare della Patria" . Ritornando alla scultura ricordiamo che al senese Giovanni Duprè, ( 1817 - 1882 ) si deve uno dei pochi monumenti del conte di Cavour, ed ai fiorentini , Cesare Zocchi,(1851 -1922) ed Emilio Gallori ( 1846 -1924 ), si devono rispettivamente , il grande monumento a Dante , inaugurato nel 1896 , nella ancora asburgica Trento , a riaffermare l'italianità del trentino , e la statua equestre di Garibaldi sul Gianicolo , entrambe opere di notevolissimo valore artistico , sia scultoreo che architettonico, per terminare con il bresciano Angelo Zanelli ,(1879 -193.), vincitore del concorso per il grande fregio decorativo dell' Altare della Patria , e per la statua della Dea Roma , che sovrasta il sacello del Milite Ignoto.

Il ruolo dei letterati , dei poeti e degli scrittori non cessa , ma anzi si fa più costante e metodico per rafforzare i valori dell' unità ed indipendenza raggiunti , ed il campione di questa azione è il toscano Giosuè Carducci ,( 1835- 1907) , che con le sue poesie riguardanti storia e glorie passate , eventi , regioni , personaggi , avvicina tra loro le genti italiche, ne rafforza la coscienza nazionale , come pure con i suoi superbi discorsi celebrativi e commemorativi , tra i quali quello pronunciato il 7 gennaio 1897 a Reggio Emilia , per il centenario del tricolore , dove celebra il natale della Patria , ed esalta "la bella , la pura , la santa bandiera dei tre colori " , quasi come un sacerdote della religione della patria, che il suo erede , nella cattedra universitaria , il romagnolo Giovanni Pascoli ,( 1855- 1912) , avrebbe continuato ad officiare nei suoi discorsi , in occasione del cinquantenario della proclamazione del Regno, parlando all'Università di Bologna il 9 gennaio 1911, che chiamò "anno santo" della Patria e, poi il successivo 9 novembre all'Accademia Navale di Livorno ed infine il 26 dello stesso mese , a Barga ,"La grande proletaria si è mossa.", in occasione della guerra di Libia . Carducci con "Piemonte" , celebra la regione e lo stato sabaudo che dette inizio alla prima guerra d'indipendenza , e Carlo Alberto, " Re per tant'anni bestemmiato e pianto , che via passasti con la spada in pugno." , con "Cadore", celebra i montanari che si opposero agli austriaci , ed il loro comandante , "anima eroica, Pietro Calvi" ,con il "Canto dell'amore" ricorda i perugini che si batterono per la libertà, e non ultima, anzi cronologicamente prima , con la canzone "Alla Croce di Savoia" , che è una mirabile sintesi risorgimentale della Toscana e di Firenze , con il Piemonte e la casa Savoia, di cui ricorda la storia italiana , con la rievocazione dei grandi italiani dei secoli bui , canzone che non esaurisce il suo valore storico e poetico , nella strofa più conosciuta " Dio ti salvi , o cara insegna, nostro amore e nostra gioia! Bianca Croce di Savoia, Dio ti salvi e salvi il Re.". Carducci capiva infatti che l'identità nazionale aveva bisogno di un punto di riferimento che non fosse solo un uomo , sia pure in molti casi necessario , se non indispensabile , come Garibaldi , al quale pure dedicò discorsi e poesie, ma una dinastia , un istituto che continua nel tempo , quale la Monarchia , artefice dell'unità, di cui scrisse ".la Monarchia fu ed è un gran fatto storico e rimane per molta gente una idealità realizzata.." concludendo che "il capo della famiglia di Savoia , rappresenta l' Italia e lo Stato", ed è così che si spiegano le sue liriche "Alla Regina d'Italia", del 20 novembre 1878 ,"quali a noi secoli-si mite e bella ti tramandarono.." e la successiva "Il liuto e la lira" , entrambe dedicate alla prima Regina d'Italia , Margherita, "..figlia e regina del sacro- rinnovato popolo italiano." , nelle quali parla dell'eterno femminino regale , e che Margherita lo incarnasse , rafforzando l'identità nazionale , lo conferma dopo oltre un secolo , uno storico contemporaneo , Giuseppe Galasso ,che l' ha definita in un suo scritto : "Icona dell'Italia unita."

E come Carducci a Bologna , dall' Università di Napoli , contribuiva alla creazione di questa coscienza unitaria , l'irpino ,Francesco De Santis, ( 1817- 1883 ), patriota, carcerato dal governo borbonico ed uomo politico e ministro della Pubblica Istruzione nel primo governo del Regno d'Italia, con Cavour, ed anche in successivi governi, con la sua "Storia della letteratura Italiana" ,da lui inserita nella storia della nostra civiltà, così che dall'unità politica veniva a poco a poco nascendo una identità di cultura , opera sulla quale , successivamente , hanno studiato tante generazioni di studenti , e poi professori .

Su di un piano diverso , ma non meno importante , è la figura del ligure , Edmondo De Amicis , ( 1846 - 1908 ) ,militare ,combattente nel 1866 , viaggiatore, giornalista , scrittore , particolarmente con una sua opera "Cuore" ,stampata per la prima volta nel 1886, la cui immediata fortuna e diffusione , protrattasi nel tempo , ha favorevolmente influito sulla coscienza nazionale , superando pregiudizi regionalistici e classisti , sia con il suo testo base , ambientato in una scuola elementare , vedi l'arrivo dell'allievo calabrese e la morte del "muratorino", ma soprattutto e volutamente con i "racconti mensili" , dove De Amicis , sa trovare il modo di esaltare il comportamento di giovani di ogni parte dell' Italia , dal "Piccolo patriota padovano", alla "Piccola vedetta lombarda", al "Piccolo scrivano fiorentino", al "Tamburino sardo", al "Sangue romagnolo", a "L'infermiere di Tata", al "Valore civile", al giovane viaggiatore "dagli Appennini alle Ande", ed infine al "Naufragio" . Ed effettivamente la scuola dette pure un'importantissimo contributo all'identità nazionale con i suoi maestri e maestre, come la maestra descritta da Guareschi e così pure l'esercito , sia con l'istruzione civile , militare ed anche tecnica , nonché agricola, sia con le prime campagne nell' Africa Orientale , sia pure sfortunate e tragiche , dai cinquecento morti di Dogali , con il colonnello De Cristofori , e poi Macallè con Galliano , l'Amba Alagi con Toselli ed infine Adua , con ben due generali caduti sul campo ,Giuseppe Arimondi e Vittorio Dabormida, dove , ovunque risaltò il valore dei soldati italiani, quasi tutti contadini delle regioni italiane , per cui , Giovanni Pascoli, ad esempio , dedicò una sua poesia , inserita nella raccolta " Odi ed Inni", "Alle Batterie Siciliane", comandate dal capitano Masotto , medaglia d 'oro al valor militare, per l'eroico comportamento tenuto ad Adua., dove aveva difeso con i suoi soldati siciliani , i cannoni fino alla morte.

Perciò nel 1911 poteva dirsi abbastanza diffuso il concetto d'identità nazionale, collegato alla diminuzione sensibile dell'analfabetismo ed al generale progresso economico e sociale, e sia le grandi celebrazioni del cinquantenario , sia la contemporanea conquista della Libia ne furono autorevoli testimonianze , anche se le nuove generazioni di letterati operanti nelle numerose riviste sorte nel primo decennio del novecento erano abbastanza critiche nei confronti dell'Italia , chiamata "Italietta", per la quale auspicavano più alti destini e la stessa monarchia , così "borghese", con il nuovo Re, non sembrava loro abbastanza autorevole e rappresentativa . Se leggiamo ad esempio Trilussa (Carlo Alberto Salustri - 1871-1950)), nelle sue poesie romanesche più volte , in forma indiretta , critica la "democraticità" di un ipotetico Re., molto simile a Vittorio Emanuele. Letterati che poi , però , si riscattarono nel maggio del 1915 , partecipando alla guerra , che avevano chiesto , pagando un doloroso e sanguinoso prezzo ! Ben diverso invece l'atteggiamento costruttivo , nei loro scritti , dei grandi storici da Benedetto Croce ( 1866-1952), a Gioacchino Volpe ,( 1876-1971 ), entrambi abruzzesi, a Pietro Silva,( 1887-1954 ),parmense , ed a Niccolò Rodolico ,(1873 -1969),di Trapani , sui cui testi hanno studiato generazioni di studenti liceali , fin quasi agli anni '50 del secolo scorso , nel valutare positivamente l'esperienza unitaria , specie se commisurata ai punti di partenza in tutti i settori . Un discorso a parte va dedicato a Gabriele d'Annunzio ,(1863- 1938 ), perché se aveva salutato l'avvento al trono di Vittorio Emanuele III ,".miri Tu lontano ?...Giovine , che assunto dalla morte -fosti Re nel mare.", negli anni successivi , anche lui era tra i meno entusiasti del governo dell 'Italia, quella ".Italia , Italia - sacra alla nuova Aurora - con l'aratro e la prora !.", per cui si riavvicinò solo con la guerra di Libia , per la quale scrisse le "Canzoni delle gesta d'oltremare" , pubblicate integralmente ,a tutta pagina, dal "Corriere della Sera" , salvo una dove aveva chiamato Francesco Giuseppe ,".l'angelicato impiccatore,-l'angelo dalla forca sempiterna" , per poi essere tra i maggiori fautori del nostro intervento in guerra nel 1915 e dedicare al Re ,un altra poesia , dove lo vede in panni bigi , vicino ai suoi soldati. A fronte di questa opera per l'identità nazionale , rifacentesi al Risorgimento , ai suoi artefici , tipica la riunione in stampe e dipinti di Cavour, Mazzini ,Garibaldi e Vittorio Emanuele II , vi era una costante propaganda repubblicana , spesso con toni abbastanza abbastanza volgari e virulenti , tipico il giornale "L' Asino", di Podrecca ,sia proveniente dai repubblicani storici ,che ritenevano la monarchia traditrice degli ideali risorgimentali in tema di irredentismo , arrivando a dire nel 1915 " O guerra o repubblica !" , sia dai socialisti , che erano per principio contro spese e campagne militari , che ritenevano dovute alla monarchia , di cui non vedevano o non volevano vedere l'azione di elevazione e pacificazione sociale ed il grande esempio di senso del dovere del Re e della sobrietà di vita e di costume dato della famiglia reale , concentrando questa loro opposizione proprio sulla Casa Savoia . " I Savoia" detto con tono di disprezzo ,oppure "maledetti Savoia" , dinastia di cui ignoravano la storia e che , invece , con suoi esponentii , come il Conte di Torino , che aveva respinto sul terreno le ingiurie di un principe francese nei confronti dei soldati italiani che avevano combattuto ad Adua ,ed il Duca degli Abruzzi, scalatore delle più importanti vette dall' America , all'Africa ed all'Asia, imprese che in tutto il mondo erano state seguite con interesse ed ammirazione , non ultima quella di raggiungere il Polo Nord , che non fu raggiunto , ma per l'epoca fu la spedizione che vi era giunta più vicino., avevano innalzato il nome ed il prestigio dell'Italia e degli italiani , specie quelli che erano emigrati all'estero, tranne i gruppi anarchici a cui era dovuta la progettazione e l'esecuzione dell' assassinio del Re Umberto .

E questo senso dell' identità nazionale , diffuso , ma ancora parziale , ci consentì di affrontare la guerra, e di condurla per quasi quarantadue mesi, dal 24 maggio del 1915 al 4 novembre 1918 ,come sintetizzò E.A.Mario nella indimenticabile "Inno del Piave", e durante questi lunghi mesi, crebbe , sia pure ad un carissimo prezzo . Sì che alla sua conclusione vittoriosa , potevasi dire che la guerra stessa , "Fu lo strumento , grazie al quale si rafforzò l'identita nazionale , la diretta conoscenza del RE , vicino ai suoi soldati per tutta la durata del conflitto ,che lo avevano conosciuto , fino ad allora , solo sulle monete e sui francobolli , e si sviluppò il senso di una comune appartenenza allo Stato unitario , costruito attraverso tanti sacrifici e tante lotte", come ha scritto Francesco Perfetti , in quanto fu la prima grande , difficile ed anche dolorosa esperienza collettiva di tutti gli italiani , e di questa raggiunta identità fu , due anni dopo , testimonianza la moltitudine degli italiani che si assiepò lungo tutti i binari ad attendere ed onorare il passaggio del treno che da Aquileia trasportava a Roma , dove era ad attenderla il Re, la salma del Milite Ignoto , simbolo di tutti i caduti , per essere deposta all' Altare della Patria , all' ombra della statua del grande Re ,Vittorio Emanuele II, simbolo , ancor oggi , della nostra storia nazionale. (Domenico Giglio)


Il padrino presenta il nuovo socio

 


Il Presidente legge la formula di ammissione

 


Il nuovo socio e il padrino leggono la formula di impegno

 


Il nuovo socio riceve L'attestato di appartenenza al Club

 


Consegna della Chevron di 35 anni di anzianità a Maurisio Moroni

 


La Conferenza di Domenico Giglio

 

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