FESTA DEGLI AUGURI
18 dicembre 2015

Alcune ineliminabili circostanze sfavorevoli non hanno consentito al vostro cronista di arrivare in orario al Grand Hotel Parco dei Principi, dove si stava svolgendo la rituale “Festa degli Auguri” del nostro club, preceduta da un concerto tenuto dal Coro Polifonico “Salvo D’Acquisto”, il cui repertorio comprendeva musiche di vari autori famosi, in prevalenza dedicate al Santo Natale. Il tardivo e poco protocollare ingresso nella sala, del quale chiedo scusa, è avvenuto in coincidenza con l’esecuzione del notissimo brano “In notte placida”, un canto natalizio scritto agli inizi del diciottesimo secolo dal compositore francese Francois Couperin semplicemente come brano musicale e al quale in seguito fu aggiunto il testo. Confesso di aver ascoltato più di una volta questa bellissima nenia, ma ignoravo che l’autore ne fosse un musicista che conosco per i suoi Concerts royeaux, realizzati come concerti da camera per il Re Sole, musiche che accompagnavano le circostanze più significative della nobiltà dell’epoca, compresi i pranzi, eseguite prevalentemente da pochi musicisti con archi e legni. Doveva trascorrere ancora altro tempo prima che la musica diventasse di pubblica fruizione, con il conseguente ampliamento del numero degli orchestrali. Comunque la dolcezza accattivante del brano, resa ancor più coinvolgente da una perfetta esecuzione alla quale quella sera avevo assistito soltanto in parte, mi ha spinto, una volta aperta la tastiera del mio pc per adempiere al mio dovere di addetto stampa del club, ad andare a ricercare su google la composizione del musicista francese per ascoltarla di nuovo fin dall’inizio: mi sono imbattuto in decine e decine di esecuzioni che spaziavano dal Coro Antoniano diretto da Mariele Ventre al Coro Polifonico di Castellammare di Stabia, dai “Pueri Cantores” alle Cornamuse della Franciacorta. Non manca neppure la Polizia di Stato! Insomma: ce n’è per tutti gusti. Ma sempre comunque tutte emozionanti da ascoltare.

Ed è naturale che non possa essere altrimenti. E il coinvolgimento emozionale era più che evidente guardando il volto degli amici presenti in sala ad assistere al concerto: possibilità che mi era stata offerta mercè il mio occasionale inescusabile ritardo, che spero sia passato affatto inosservato. Preso posto in una delle ultime fila dell’uditorio, durante i pochi minuti che mancavano alla conclusione del brano mi sono sorpreso a riflettere sull’influenza che la musica, tutta la musica, ha sulla nostra vita, sulla nostra crescita spirituale, sui rapporti interpersonali, sui nostri comportamenti. A me resta difficile accettare l’idea che nell’animo di chi scrive ed esegue musica possano albergare pensieri men che nobili e gentili; e se ciò non dovesse accadere, sarebbe una atroce delusione. La musica ha il dono di far elevare lo spirito dell’uomo, come di ogni altro essere vivente. Nel suo libro “L’anima e il suo destino”, Vito Mancuso afferma che la musica di Mozart giova alla sua crescita “con quella sua inarrivabile perfezione (che) è esattamente l’essenza stessa della vita, della pianta come di ogni altro essere vivente”. Citando ancora Mancuso, “…tra le creazioni spirituali dell’umanità (…) la più alta è la musica, il prodotto più puro della mente e dell’anima. Nella grande musica si percepisce la voce dello spirito”.

Per questo mi sono sentito fortemente amareggiato di non aver potuto assistere a tutto il concerto, il cui repertorio comprendeva brani popolari e allo stesso tempo celebri, quasi tutti orientati a ricordare la prossima festività del Santo Natale. A suggellare il programma veniva eseguito il celeberrimo “Va pensiero” dal Nabucco di Giuseppe Verdi, lo straziante coro del popolo ebraico che, sconfitto dagli Assiri, veniva deportato schiavo in Babilonia. E’ un brano musicale che da sempre si è prestato ad essere strumentalizzato come esempio di amor patrio, di nostalgico ricordo di luoghi lontani, di propositi di riscatto più o meno vicino, di ritorno alla libertà e via elencando. Per questo motivo parti politiche e popolazioni insoddisfatte se ne sono facilmente appropriate e ne hanno fatto il simbolo da sbandierare di fronte alla distratta comunità nazionale e/o internazionale.

Ma torniamo ad occuparci del complesso corale. Dalla locandina che presentava la serata, possiamo apprendere che il Coro Polifonico “Salvo D’Acquisto”, costituitosi nel dicembre del 2003 sotto l’Alto Patronato dell’Ordinariato Militare per l’Italia, è una formazione amatoriale che riunisce personale in servizio e in congedo; ha svolto intensa e poliedrica attività in Roma e in altre località, riscuotendo ovunque consensi e apprezzamenti. Attualmente ne è Presidente il Generale di Corpo d’Armata dei Carabinieri Antonio Ricciardi, che della nascita del complesso è stato anche il promotore e al quale il nostro club deve la sua riconoscenza per averne accettato la proposta di una esibizione nel corso della nostra tradizionale Festa degli Auguri. E al Gen. Ricciardi il nostro Presidente Gen. Mario Paolini (incontro al vertice di tante stelle!) ha voluto dimostrare la riconoscenza dell’Aurelium consegnando a ricordo della serata una targa, il nostro guidoncino e la recente pubblicazione sul cinquantenario del club. E non possiamo chiudere questa parte del resoconto della serata senza un ringraziamento, oltre che ai singoli bravissimi coristi, anche al Direttore del coro, Maestro Antonio Vita, e al pianista Fabio Silvestro, dei quali si è potuto apprezzare la professionalità e la competenza.

La conviviale propriamente detta si è tenuta dopo la conclusione del concerto e al levar delle mense, prima del beneaugurale brindisi di fine anno, alle signore presenti è stato fatto omaggio di un grazioso oggetto portafortuna; quindi una breve ma corposa lotteria ha distribuito regali ad alcuni degli intervenuti. Uno scompigliato ma affettuoso scambio di auguri incrociati e vicendevoli ha posto fine al graditissimo tradizionale incontro annuale dedicato alle festività di fine anno. E mentre stavo rincasando, alla mia mente è tornato il ricordo di una considerazione cui mi ero lasciato andare mentre, in piedi come tutti gli astanti, ascoltavo gli inni che , come da cerimoniale, vengono suonati prima di ogni incontro ufficiale: le note di quello eseguito in omaggio all’attuale Presidente Internazionale della nostra associazione, il giapponese Jitsuhiro Yamada, avevano richiamato alla mia memoria la scena del primo atto della Butterfly , quando la giovane e ignara figlia del Sol Levante, scortata dalle amiche, veniva condotta alla casa del promesso sposo americano (che in seguito si sarebbe rivelato poco affidabile!), per un finto matrimonio. Il corteo veniva preannunciato e poi accompagnato in scena da una musica dolcissima, che soltanto la vena musicale di un ineguagliabile Giacomo Puccini aveva saputo partorire. Non sono un esperto conoscitore delle tecniche compositive, ma indubbiamente il ritmo lento e le tonalità dei due brani musicali hanno qualcosa in comune, probabilmente quell’atmosfera esotica tipica del Giappone che il compositore toscano ha saputo cogliere e magistralmente tradurre in note immortali. Anche se più di un secolo divide la nascita delle due arie musicali, l’ispirazione ambientale e di costume che l’ha suggerita è facilmente identificabile. E agevola il nostalgico ricordo di tempi, luoghi e vicende vissuti in epoche passate, anche personali, forse un po’ sfocate, ma sempre dolcissime. (E.Maggi)

 

Il Coro Salvo D'Acquisto

 

I presenti al concerto

 

Il Riconoscimento del Presidente

 

La consergna del Gagliardetto

 

Il saluto del Gen. Antonio Ricciardi

 

 

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