Festa degli Auguri: Conferenza della dott.sa Silvia Agabiti Rosei sul tema:CARMINA BURANA, VERSI D’ATTUALITA’ - Società e pensiero moderni nel Medioevo

 

FESTA DEGLI AUGURI
19 dicembre 2014

Mentre la dott.ssa Silvia Agabiti Rosei svolgeva la sua interessante conferenza sui Carmina Burana, ricorrendo alla declamazione di testi poetici scritti oltre mille anni orsono, riproposti poi da una voce recitante, accompagnata da una musica quasi monocorde, mi sono sorpreso a pensare ad alcune affermazioni contenute in testi riguardanti il Medio Evo, scritti da vari autori, ma tutti preceduti da dotte ed estese introduzioni del famoso medievalista Ludovico Gatto. La distrazione trovava la sua origine proprio da quanto andava illustrando la conferenziera quando, in omaggio al tema della serata “CARMINA BURANA, VERSI D’ATTUALITA’ - Società e pensiero moderni nel Medioevo”, evidenziava la piena attuale validità di quanto descritto e denunciato in epoche assai lontane.

Di questi componimenti poetici molti di noi conoscono anche la versione filmica datata 1975, dopo circa quarant’anni dalla prima rappresentazione di una cantata scenica composta da Carl Orff, avvenuta in pieno regime nazista, malgrado gli ostacoli frapposti per il tono erotico di alcuni canti. Il lavoro del musicista tedesco per recuperare la musica che accompagnava alcuni testi non fu proprio agevole: scritta senza l’uso del tetragramma (il pentagramma vide la luce nel 13° secolo), la melodia poteva essere riconducibile al canto gregoriano, priva però di qualsiasi indicazione sul rigo musicale, ma annotata separatamente. Comunque l’opera ebbe un grandissimo successo e, come possiamo leggere nelle varie recensioni, venne rappresentata anche il Italia il 10 ottobre 1942.

Ma chi fu l’autore, o meglio, chi furono gli autori di questo corpus di testi poetici, scritto tra l’XI e il XII secolo quasi completamente in latino e giunto a noi grazie ad un codice miniato a quel tempo con il titolo Codex Buranus? Fin da quando il manoscritto venne pubblicato per la prima volta, i componimenti furono attribuiti senza dubbio alcuno ai cosiddetti “clerici vagantes”. In un periodo in cui l’istruzione era gratuita e di completo appannaggio della chiesa, per poter studiare si era costretti, appena quindicenni, ad entrare in conventi e ad iniziare il percorso ecclesiastico che, però, non andava oltre gli ordini minori, con l’acquisizione del titolo di “clerici”, cioè “chierici”. Ma quando cominciarono ad essere troppo numerosi e non furono più ospitati nei conventi, gli studenti presero a viaggiare per tutta l’Europa per poter continuare a studiare, seguendo le lezioni di quei maestri più in voga e più famosi, che insegnavano nelle poche università allora esistenti. Questi giovani “clerici vagantes”, chiamati in seguito “goliardi”, decisamente irrequieti e squattrinati, sempre più numerosi e turbolenti, non potevano non essere preda del vino, del gioco d’azzardo, della miseria, dei piaceri della carne; ma spensierati nella loro vita di bohemien, uniti dalla gioventù che li accomunava, non difettavano di una arguzia tagliente e di una satira pungente che li conduceva inevitabilmente ad esprimersi componendo versi di alto contenuto erotico e di blasfemia verso la liturgia; però nella loro produzione poetica trovano ampio spazio, in omaggio ad una visione fortemente moralistica, probabilmente originata dalle difficoltà in cui vivevano, atteggiamenti di rifiuto della ricchezza. E neppure mancano espressioni di forte condanna verso la curia romana, non contro la Chiesa, accusata di perseguire sempre e soltanto la ricerca del potere e del denaro: per questo motivo la Chiesa ufficiale li bollò come blasfemi e irriverenti.

Tornando alla conferenza che stava svolgendo la dott.ssa Agabiti Rosei, nel prendere coscienza della sconcertante attualità riscontrata nei versi declamati nei confronti di molte circostanze odierne e nel tentativo di commentarle, dobbiamo ovviamente astenerci dal chiosare quanto nei Carmina attiene alla parte che si occupa della denunciata corruzione del clero; anche se non possiamo ignorare che qualcosa di poco chiaro stia avvenendo anche oggi: altrimenti non avrebbero senso i richiami che più volte Papa Francesco esprime contro quella che definisce “la doppia vita”di alcuni prelati. Certamente, e purtroppo, dobbiamo prendere atto della inoppugnabile odierna attualità riferita alla sete di potere della classe politica dirigente, alla sua spasmodica ricerca di privilegi, alla potenza del denaro che tutto stravolge e acceca. Gli italiani, e noi qui a Roma, stiamo assistendo in questi giorni a qualcosa che lascia allibiti: la Mafia Capitale! Anche se qualcosa si poteva respirare nell’aria, mai si poteva immaginare la vastità e la complicità di un sistema per il quale non si trovano adeguate parole di condanna. Altro che il goliardico repertorio dei “carmina moralia” degli spensierati e simpatici “clerici vagantes”!

Ma la presa d’atto della attualità dei carmina porta anche ad un’altra conclusione, sempre in tema di attualità, che ci viene suggerita dalla lettura degli scritti introduttivi di Ludovico Gatto, richiamati in apertura del presente commento. In quello che apre “Le città del Medioevo” di Henri Pirenne, possiamo leggere che recenti studiosi hanno potuto fondatamente affermare che “Il X secolo, ritenuto a lungo come il secolo…della notte profonda del Medioevo…(doveva invece) essere guardato come il periodo nel quale diverse direzioni…cominciarono a rendersi visibili…”. Possiamo quindi ritenere quel periodo storico come una gestazione di quanto sarebbe poi venuto alla luce successivamente, alla stregua di una gestazione umana che precede la vita. E proprio su questo progredire del tempo senza profonde cesure che Gatto richiama l’attenzione del lettore nella sua introduzione all’opera di Johan Huizinga “L’Autunno del Medioevo”: allo storico olandese interessava “scoprire i caratteri storici di una civiltà con i suoi stili e i suoi miti, mentre gli interessava infinitamente meno l’astratto ‘gioco’ del Periodizzamento, fine a se stesso e rispondente a motivi in gran parte convenzionali.”

Proprio queste affermazioni mi suggeriscono una riflessione conclusiva che però propongo ai miei lettori a mo’ di domanda: quale differenza troviamo tra gli spensierati versi lasciatici dai “clerici vagantes”, inneggianti alla bellezza della vita e dell’amore, e quelli scritti quattro secoli dopo da Lorenzo il Magnifico “Quant’è bella giovinezza, che si fugge tuttavia…”, esaltanti Bacco e Arianna? Sembrano il frutto della stessa persona, espressioni dello stesso periodo temporale: e invece siamo nel 1491, un anno prima della “convenzionale” morte del Medioevo e della nascita dell’Evo Moderno.

Al termine dell’interessante e impegnativa conferenza, la serata è proseguita con la cena, come sempre signorilmente curata e apprezzata, alla cui conclusione ha visto l’intervento del nostro Presidente Francesco Lomonaco, il quale ha voluto informare tutti presenti dell’ottima riuscita, anche quest’anno, del tradizionale mercatino di Natale, affidato alle esperte e volenterose mani di alcune signore del nostro club, sacrificatesi per due giornate intere, il 29 e 30 novembre, dietro i tavoli ricolmi di oggetti di ogni tipo, in un salone del grand hotel Parco dei Principi la cui affluenza ne aveva trasformato l’aspetto in una succursale di Porta Portese. L’iniziativa, grazie alla abnegazione delle nostre signore, ha fruttato un interessante ricavo netto a favore del C.R.E.C., service annuale dell’Aurelium; alla somma raccolta è stato aggiunto un ulteriore contributo, già preventivamente stanziato. Nel darne notizia ai presenti, il Presidente Lomonaco ha chiamato accanto a sé il Gen. Tommaso Bruni, presidente del C.R.E.C., per ricordare che il benemerito Centro è da sempre nel cuore dell’Aurelium, anche perché non si può dimenticare che il Lions Club Roma Capitolium, al quale va riconosciuto il merito della fondazione del Centro medesimo, nel lontano 1965 è stato il club sponsor del nostro club. Il Gen. Bruni, nel ringraziare il Presidente Lomonaco per la generosa offerta che da ormai molti anni rappresenta una costante nei service dell’Aurelium, ha brevemente ricordato le finalità terapeutiche dell’iniziativa, unanimemente riconosciuta dalla comunità scientifica e non ha tralasciato di sottolineare l’ospitalità che il Centro riceve dall’8° Lancieri di Montebello a Tor di Quinto, dalla Sezione a Cavallo della Questura di Roma e dal Corpo Forestale dello Stato con la messa a disposizione dei loro campi di equitazione.

Alla consegna di un elegante e apprezzato dono a tutte le signore da parte della Consorte del Presidente Lomonaco, Signora Elvira, è seguita le presentazione e la distribuzione a tutti i presenti di un libricino, del quale è autore il vostro cronista, nel quale sono brevemente raccontate disavventure della sua prima gioventù - e del suo primo amore -, tutte caratterizzate da un finale foriero di dolori: non per nulla il titolo della pubblicazione, che si avvale della gentile e affettuosa presentazione del Presidente Lomonaco, è “I dolori (anche fisici) del giovane Werther: cioè io”.

La chiusura della serata, allietata dal tradizionale brindisi come augurio dell’ormai incombente Capodanno, è stata affidata alla consueta lotteria, breve ma pur sempre munifica, ovviamente assai apprezzata da chi ha avuto la fortuna di pizzicare, come novello pappagalletto sul trespolo del maghetto di nostra antica memoria, il biglietto giusto. (Enzo Maggi)

 

 

 

 

 

 

Leggi L'Articolo

 

 

Chiudi