Intervento del Presidente Uscente Avv. Paolo
Testi
Lasciate che, abbandonato il cerimoniale, mi rivolga
a Voi con un semplice, ma autentico:
Carissimi
Amici!
Mi fermo un attimo a guardarVi. Vi fisso negli occhi uno ad uno
e Vi sento presenti tutti, anche quelli che non sono qui, vivi e
attenti al mio dire con simpatia e affetto. Vi confesso che il mio
cuore è in subbuglio; per la prima volta, non so da dove
cominciare…
E così, mi sovviene il quarto atto de «la
Bohème»; precisamente la celebre, meravigliosa,
struggente aria del: «Sono andati? Fingevo di dormire...»,
perché sì, anch’io mi trovo nella situazione
di Mimì e rivivo il suo dramma, quello di dover esprimere
in un attimo un’infinità di sentimenti, impressioni,
pensieri. Richiamandomi a quell’inno di amore che grida al
mondo e al Cielo: «Ho tante cose che ti voglio dire, o
una sola, ma grande come il mare...», anch’io ho
tanti argomenti da esporre, che si affastellano nel mio cervello
e non sanno disporsi in un discorso piano e ordinato…
Allora lascio che il sogno riprenda, là,
nella soffitta parigina… non sento certo Voi sussurrarmi:
«Bello come l’aurora», ma voglio credere
a qualche altro generoso complimento, meno "impegnativo",
cui io potrei sempre affermare che avete «sbagliato il
raffronto», dovevate dire «bello come il tramonto»…
Sì, Amici miei, questa serata ha il radioso
fulgore di un tramonto rosseggiante! Sarà che sono un inveterato
ottimista, ma per me il sole che scompare all’orizzonte, non
ha mai rappresentato un momento di tristezza, no! È il periodo
in cui gli Uomini tornano dal lavoro e già assaporano il
gusto del riposo; non è una fine, perché, dopo la
notte, sorgerà un’altra alba a illuminare un nuovo
giorno.
Così è stasera per noi: per me e
Gennaro. Io concludo un’Annata con estrema serenità
e Lui si appresta ad iniziarne un’altra, con esultante compartecipazione.
Non c’è crasi, non c’è soluzione di continuità:
Raffaele, Paolo I, Paolo II, Gennaro, siamo serviti tutti e tutti
abbiamo servito e serviremo – ciascuno secondo la propria
natura vocazionale – il nostro amato e glorioso Lions
Club di Roma Aurelium.
Per questo, spero che Voi vediate, come lo vedo
io, questo mio «tramonto» con quella luce palpitante
di una sera posta al termine di un giorno ricco di importanti traguardi
raggiunti.
Parlarvi dei risultati che il nostro Lions
Club di Roma Aurelium ha conseguito, suonerebbe noioso,
se non, peggio, autoincensatorio. Abbiamo lavorato tutti, tutti
mi avete con i vostri consigli supportato (talvolta anche sopportato!)
e così spero che anche quest’anno il nostro prestigiosissimo
Club non abbia demeritato e che abbia, anzi, mantenuto
la Sua ottima connotazione e quotazione, così da essere ammirato,
dando a Voi l’orgoglio di appartenere ad un grande Club
con la meritata soddisfazione del plauso degli altri Clubs.
Pur non volendo assillarvi con un freddo elenco
di fatti e di atti, pur tuttavia, penso sia opportuno ripercorrere
a volo d’uccello, sfiorandola lievemente, la nostra annata.
In primis et ante omnia, sento di poter
affermare, senza iattanza, ma con altrettanta certezza, che abbiamo
fatto il nostro dovere, dando – oltre ai Services
istituzionali – il nostro piccolo aiuto: alle Genti Africane
(«Suore Salesiane del Sacro Cuore» nel Benin);
o per poter superare le angustie di chi non ha una vita piena per
le limitazioni al corpo e/o alla mente («Associazione
SolidAbile»); o per provvedere al nutrimento dei più
piccini («Associazione salvamamme-salvabebè»);
o servendo coloro i quali hanno avuto bisogno del nostro contributo
per sopperire a necessità culturali («Altar Maggiore
della Chiesa di San Lorenzo a Gerano»).
Piantando, poi, tre alberi di tiglio nel nostro
"Parco Melvin Jones"– alla presenza di
un Altissimo Prelato Apostolico, dei rappresentanti del Sindaco
e del XVIII Municipio – abbiamo raggiunto due scopi importanti:
il primo, aver aiutato la natura a svilupparsi e a crescere, sia
pure in parva parte; il secondo, quello di riaffermare il nostro
interesse a questo luogo.
Passando alla vita del Club, confido che sia stata particolarmente
gradita l’idea di iniziare l’anno nella nostra casa
di Gerano, in una giornata di lavoro e svago. Credo che abbia anche
interessato molto l’aver conosciuto – con una "Guida"
di eccezione, l’On. Federico Guidi – il "Palazzo
Senatorio", Sede dell’Assemblea Capitolina e del
Sindaco di Roma Capitale. Ho avuto la sensazione che il Club
abbia passato momenti alquanto fuori dall’ordinario durante
la visita alle «Ville Pontifice» di Castel
Gandolfo; il fatto che sia quanto mai difficile poter accedervi,
ci ha concesso un approfondito esame nella parte antica dei ruderi
della Villa di Domiziano e in quella dei Giardini prope dicti.
Durante le conviviali ci siamo appassionati: sia
alla cultura, ricordando, attraverso le alate parole di Domenico,
Giovanni Pascoli; sia all’infinito mondo dello spazio con
i simpaticissimi Amici di Francesco Lomonaco; sia alle politiche
europee; sia alla medicina.
Anche se è assai ostico indicarVi quale
momento, quale atto sia stato il più gradito, quale mi risvegli
un ricordo più vivo, devo ammettere che ci sono stati due
passaggi della mia Annata che più son rimasti impressi nel
mio cuore: uno più esaltante dell’altro, ed è
stato quando, dopo mille peripezie e dubbi, io, con alcuni amici,
abbiamo intrapreso ed effettuato i due viaggi: a Firenze e all’Isola
d’Elba.
Quello che ritengo il mio miglior pregio –
e che per alcuni potrà anche sembrare il mio difetto peggiore
– nasce da una profonda, ineludibile necessità di vivere
il mondo, come io fossi lui e lui fosse me… A molti potrebbe
sembrare stucchevole egocentrismo, ma è solo amore e desiderio
di trasmettere agli altri tutte le mie sensazioni, per poi condividerle
in un legame di vitale simpatia.
Ho quindi, con tutto me stesso desiderato di portarvi
a Firenze. Se son riuscito a trasfonder in chi mi ha seguito anche
un milionesimo di ciò che desideravo comunicargli, son certo
che il viaggio rimarrà nel suo cuore per moltissimo tempo.
Ho cercato di far rivivere Firenze nel ricordo dei miei Genitori,
ma anche di scoprire, insieme, monumenti e sfaccettature nuove.
Il viaggio all’Isola d’Elba ci ha disvelato
tutto il fulgente splendore della sua natura, l’interesse
per la sua millenaria storia. «Giustappunto»,
molto di più commossi dal fervore della simpaticissima Alessandra,
che non è stata solo una guida, ma un’Amica che, con
tutto l’amore per questa Terra, ci ha condotti in un mondo
dove luce, poesia, stupefacente aere convivono in una perfetta armonia.
Concluderò questo intervento con un ultimo
desiderio: il 30 scade il mio mandato, e il 30 alle ore 11.00 nella
«Sala beato Giovanni Paolo II», sottostante
la Chiesa di San Lorenzo a Gerano, consegneremo il nostro Service.
Vorrei tanto che un nutrito stuolo di Voi venga ad ammirare l’opera,
anche sottraendo alcune ore al primo relax estivo. Se vi fermate
per il pranzo, potremo salutarci nel modo a me più gradito,
a contatto della natura, in un paese che ancora mantiene il sapore
antico, gustando una buona cucina, tra Amici: appassionatamente.
Intervento del Presidente Entrante Dr. Gennaro
Saccone
Autorità lionistiche, gentili Signore, graditi
ospiti, amici lions, consentitemi prima di tutto di rivolgere a
nome di tutti noi un caldo, sincero augurio di buon lavoro al nostro
Governatore Mario Paolini, attualmente alla Convention in Corea.
Il Passaggio di campana è il momento celebrativo
più significativo nel divenire del club, perché segna,
per dirlo con un termine molto in voga ai giorni d’oggi, la
discontinuità nella continuità e spiego perché:
la continuità è rappresentata dalla condivisione della
missione del “servire” come indicato dal fondatore del
Lionismo sin dal lontano 1917; la discontinuità è
invece costituita da questo avvicendarsi nel termine temporale annuale
delle molteplici cariche ed, in particolar modo, della figura del
presidente, chiamato istituzionalmente a rappresentare il club nei
rapporti associativi e nei confronti di Autorità, enti e
privati.
Continuità e discontinuità mi richiamano
alla mente un recente articolo del filosofo Alberoni in cui si mette
in evidenza un difficile equilibrio fra competizione e solidarietà.
Ed invero il lionismo, quale associazione sempre
più incisiva nella società civile, ha – a mio
avviso – due elementi fondanti: la solidarietà che
si identifica col servire, il rispettarsi, l’aiutarsi, la
lealtà (elementi tutti che noi troviamo nel Codice dell’Etica
Lionistica), mentre la competizione si innesta nell’avvicendarsi
delle cariche lionistiche, ciascuna portata – nel limite temporale
della durata – ad infondere nuova linfa vitale al “servire”.
Alcuni anni fa uno slogan molto diffuso per propagandare
la medaglia dell’amore di una nota casa orafa di Arezzo diceva:
“Ti amo più di ieri, meno di domani”; ogni presidente
si confronta con i precedenti in una competizione per tenere sempre
alta la missione del proprio club e si confronterà a sua
volta con il successore che avrà la medesima vocazione a
tenere alto il nome del club.
Ed a me quindi spetta di confrontarmi con le tante
e lodevoli iniziative dell’amico e posso ora anche chiamarlo
Immediato Past President Paolo Testi nel rispetto, s’intende
bene, del binomio competizione e solidarietà. Non è
certamente questo il momento di soffermarmi specificatamente sulle
iniziative e sul programma, dovendo le prime ed il secondo passare
al vaglio degli organi istituzionali del club, vale a dire l’Assemblea
dei Soci ed il Consiglio Direttivo.
Posso soltanto esplicitarvi alcune mie riflessioni
e considerazioni su come allinearmi sui due concetti prima richiamati
di competizione e solidarietà.
E viene prima di tutto in evidenza il “servire”,
inteso come impegno civico. È importante per me che ogni
socio lions sia reso edotto sui services del club ed a questo obiettivo
intendo collegare ogni incontro conviviale alla illustrazione di
un “service”, di modo che l’incontro si atteggi
soprattutto cena di solidarietà. Di fronte poi alle notizie
negative che i media quotidianamente ci danno – lo spread,
la corruzione, la crisi morale ed economica che vieppiù ci
avviluppa – e che ci creano sconcerti e preoccupazioni, intendo
dedicare i nostri incontri, ripeto: di solidarietà, a descrivere
invece le eccellenze italiane, cosicché si possa, a chiusura
degli incontri stessi, rimanere doppiamente soddisfatti per avere
sia risposto all’impegno civico del “servire”,
sia per aver potuto apprezzare ciò che di positivo sa esprimere
la nostra Italia.
Ma per me il “servire” è anche
l’approfondire le conoscenze reciproche dei soci ed a questo
fine sono convergenti le gite culturali che segnano anch’esse
in modo saliente la tradizione del nostro club. Gite che dovranno
farci apprezzare località ricche di storia e di scrigni artistici
e di scoperte archeologiche costituenti pure esse una delle eccellenze
italiane.
Sono consapevole con Giovanna e con gli amici che
più da vicino mi seguono in questo anno di affrontare un
impegno notevole in riferimento ad una tradizione del fare che ben
a ragione è concorsa a dare al nostro club l’appellativo
di prestigioso.
Mi conforta e ci conforta nell’impegno di
tenere alto il prestigio del nostro club la piena consapevolezza
di poter contare sul vostro continuo e convinto sostegno alle attività
di servizio scelte dal club.
Di recente ho letto un proverbio africano che mi
è molto piaciuto e che dice: ”se vuoi andare veloce,
vai da solo; se vuoi andare lontano, vai con gli altri” ed
io e Giovanna vogliamo andare lontano, con voi tutti, ben s’intende.