Miracoli del lionismo!
Il nostro amatissimo Presidente (forse Past quando questo resoconto sarà disponibile per la lettura) Paolo Testi, malgrado il suo dichiarato, sicuramente a parole, maschilismo, nel suo discorso di congedo, rivolto al Club la sera del 22 giugno u.s., per meglio e più plasticamente evidenziare lo stato d’animo che lo pervadeva nel momento in cui si accingeva a lasciare nelle mani di Gennaro Saccone la Campana e il Martelletto, i simboli della massima carica del Club, ha evocato le struggenti parole di una delle eroine del melodramma pucciniano, forse la più nota: Mimì, la sfortunata protagonista de “La Bohème” che, al pari di Tosca, di Manon e di Butterfly, conclude in giovane età la sua vita terrena, più o meno tragicamente. Si è salvata Turandot grazie alla morte del compositore.
E nel finale dell’opera che, anche dopo centosedici anni, con le sue parole, con la sua musica crepuscolare e decadente, piena di cromatismo impressionista, con il grido straziante di un Rodolfo quasi impazzito dal dolore, continua a procurare al sottoscritto un brivido che parte dal cuore e che si espande per tutto il corpo; e nel finale dell’opera, dicevo, il nostro Presidente Testi ha trovato quelle espressioni che meglio lo hanno agevolato nell’esternare i sentimenti che stava provando in quei momenti conclusivi della sua avventura di prima carica dell’Aurelium. Certamente non poteva concludere, come Mimì, la frase “Ho tante cose che ti voglio dire, o una sola, ma grande come il mare…” con le parole “Sei il mio amore e tutta la mia vita!”. Sarebbe stato troppo ardito, anche se, scevra da interpretazioni maliziose, un’affermazione del genere è pienamente condivisibile se parliamo di amore amicale e di una parte importante della nostra esistenza, riscontrabili nell’essere Lions in un club come l’Aurelium.
E fin qui possiamo parlare di miracolo in positivo: la conversione di Paolo Testi in tema di rapporti con l’altro sesso che finalmente viene considerato alla pari. Rimane una perplessità: quanto vi era e/o vi è di convinto in tale atteggiamento? Ai posteri l’ardua sentenza e a me il perdono da parte di Paolo per questa mia maleducata irruzione nei suoi sentimenti.
Però c’è anche un miracolo in negativo. Per il Presidente Testi, è ovvio.
Nel suo ripetuto e più che giustificato richiamo alle sue origini anche toscane ereditate dai suoi Genitori, richiamo che lo onora per la passione e la commozione che vi trasfonde, venerdì sera abbiamo potuto avvertire una piccola crepa: nell’evocata atmosfera pucciniana mancava quel “O mio babbino caro…” che la giovane Lauretta rivolgeva in ginocchio al suo riottoso genitore Gianni Schicchi per ottenerne il consenso alle nozze con Rinuccio e perché inventasse un marchingegno per entrare in possesso di una copiosa fortuna.
Però è tempo che il vostro cronista abbandoni questi atteggiamenti da pseudo critico musicale e pseudo psicologo e rientri nei ranghi che gli sono propri e raccontare l’importante serata del Passaggio della Campana.
All’indomani della Festa degli Auguri inviai al Presidente Testi una lettera per congratularmi per la splendida serata che ci aveva fatto vivere e per confessargli che partecipare ad una conviviale da lui condotta “…era come viaggiare su delle montagne russe, stupiti e catturati con amore dalla disinvoltura con la quale sapeva trasmigrare da una ingenuità fanciullesca ad una seriosità accademica.”
Venerdì 22 giugno, al Passaggio della Campana, niente di quanto appena rievocato mi è stato possibile rintracciare: oltre la iniziale richiamata commozione, più che comprensibile in una persona affatto disinibita negli atteggiamenti e nell’eloquio e qui riportata con un pizzico di irriverenza, l’intervento del Presidente Testi ha rappresentato una seria, puntuale e giusta elencazione delle iniziative assunte nel corso della sua annata, ricordando sia quelle che si sono svolte nel chiuso del nostro ormai abituale luogo d’incontro, il Grand Hotel “Parco dei Principi”, sia quelle che hanno visto l’Aurelium in giro per la nostra Roma o fuori di essa, in special modo il viaggio a Firenze e quello all’Isola d’Elba, nella sua amata Toscana.
E questa puntuale e orgogliosa rivisitazione degli avvenimenti richiamati, accompagnata dal ricordo dei molti importanti services che hanno cadenzato la vita solidale dell’Aurelium, non poteva offrire il destro ad atteggiamenti diversi da quello che lo stesso Presidente ha voluto illustrare in un passaggio del suo intervento, che mi ha profondamente colpito e che mi permetto di riportare per intero: “Quello che ritengo il mio miglior pregio - e che per alcuni potrà anche sembrare il mio difetto peggiore - nasce da una profonda, ineludibile necessità di vivere il mondo, come fossi lui e lui fosse me… A molti potrebbe sembrare stucchevole egocentrismo, ma è solo amore e desiderio di trasmettere agli altri tutte le mie sensazioni, per poi condividerle in un legame di vitale simpatia.”
Bravo Paolo! Grazie Paolo!
“Vivere il mondo come fossi lui e lui fosse me.” Questo è il segreto incredibilmente semplice, direi quasi ovvio, che sta alla base del sentimento di solidarietà che ogni lions, degno di questo nome, deve nutrire nei confronti del prossimo: non l’altruismo, bensì l’alterità; vedere nell’altro se stesso e applicare la massima confuciana “Non fare agli altri…”, riproposta evangelicamente da Matteo “Fai agli altri…”.
E certamente non per caso che questi identici concetti possiamo ritrovare nell’intervento del nuovo Presidente Gennaro Saccone che, dopo avere ricevuto dalle mani dell’uscente Presidente Paolo Testi la Campana e il Martelletto e con apposto al bavero della giacca il distintivo di Presidente, ha rivolto ai presenti. Nel richiamare l’elevato significato che il Passaggio della Campana rappresenta nella vita di un Club Lion, il Presidente Saccone ne ha voluto sottolineare un carattere tutto particolare e cioè la sua discontinuità nella continuità: la prima “…da questo avvicendarsi nel termine temporale annuale … della figura del Presidente”; la seconda “…rappresentata dalla condivisione della missione del ‘servire’…”, elementi componenti di “…un difficile equilibrio fra competizione e solidarietà.”.
Parlare di competizione non significa certamente confrontarsi come due antagonisti alla ricerca di un successo prevaricatore: rappresenta invece quell’impegno “…ad infondere nuova linfa vitale al ‘servire’”, occasione che viene offerta al responsabile di un sodalizio all’atto di avvicendarsi al suo predecessore. E proprio nel termine temporale annuale risiede il motivo di questa competizione-confronto: non vi è tempo per distrarsi con propositi illusori o di adagiarsi su ciò che si reputa ottimale ed esaustivo un risultato conseguito, perché la società che ci circonda e alla quale vogliamo offrire il nostro “servizio” non può né distrarsi né attendere.
E nella solidarietà intesa come impegno civico alberga il senso della presenza dei Lions nella società. Solidarietà, intesa non soltanto come impegno nei confronti di chi soffre, ma altresì anche verso coloro che, pur meritevoli di attenzione e di apprezzamenti, vedono disconosciuto il proprio lavoro e assistono inermi ad ogni sorta di prevaricazioni, poste in atto con alterigia e sfacciataggine. E la solidarietà richiamata dal Presidente Saccone si estende, quindi, anche “…ad apprezzare ciò che di positivo sa esprimere la nostra Italia”, in tutti campi, anche le località ricche di storia e di arte, “…costituenti pure esse una delle eccellenze italiane.” Per queste ragioni è suo intendimento adoperarsi affinché gli incontri dell’Aurelium assumano sempre il carattere della solidarietà, intesa nell’accezione più ampia del termine.
Di fronte a queste affermazioni e ai conseguenti propositi, enunciati dal Presidente Saccone con le sue ben note e apprezzate pacatezza e austerità di magistrato di lungo corso, la curiosità su quanto vorrà proporre con il suo programma che presenterà agli organi istituzionali del club, e cioè all’Assemblea e al Consiglio Direttivo, non poteva non essere ancor più stimolata. E la condivisione, che ritengo unanime, del consiglio racchiuso nel proverbio africano citato dal Presidente Saccone “Se vuoi andare veloce, vai da solo; se vuoi andare lontano, vai con altri” deve rappresentare altrettanto unanime impegno per un continuo e convinto sostegno da parte del club intero.
Nel corso della serata hanno trovato spazio altre occasioni che meritano di essere ricordate, quali il ringraziamento che il Presidente Testi ha voluto, con la consegna di una targa ricordo, rivolgere ai suoi più stretti collaboratori e cioè al Segretario Francesco Lomonaco, al Tesoriere Enrico Chiricotto e al Cerimoniere Francesco Natale. Ai Soci Francesco Alicicco, Tito Emilio Conforti e Vincenzo Bosco sono state consegnate le Chevron attestanti gli anni di appartenenza al Club Aurelium, rispettivamente per quarantacinque, trentacinque e trenta anni.
Il Presidente Testi ha voluto infine donare ai Soci, come ricordo della sua annata, un grazioso antico capolettera del ‘500, personalizzato secondo il cognome del Socio e racchiuso in una elegante cornice. Un omaggio è stato riservato anche per i graditi ospiti. Ha chiuso la serata il saluto del Delegato di Zona ing. Raffaele Mele, socio del nostro Club, che ha voluto testimoniare, con la sua presenza, anche la partecipazione del Distretto alla nostra conviviale.
Da ultimo ritengo necessario rivolgere un sentito ringraziamento al Presidente Testi il quale, con un piccolo strappo al rigido cerimoniale della serata, ha consentito al sottoscritto di prendere il microfono per presentare una sua pubblicazione, offerta a tutti, nella quale sono raccolti una parte considerevole dei suoi scritti, redatti in varie occasioni in forza del suo incarico di Addetto stampa del Club oppure frutto di sue lettere alle riviste ufficiali “LION” e “Lionismo” oppure, infine, di momenti di riflessione su argomenti di natura personale. (Enzo Maggi).

 

Intervento del Presidente Uscente Avv. Paolo Testi

 

Lasciate che, abbandonato il cerimoniale, mi rivolga a Voi con un semplice, ma autentico:

Carissimi Amici!
Mi fermo un attimo a guardarVi. Vi fisso negli occhi uno ad uno e Vi sento presenti tutti, anche quelli che non sono qui, vivi e attenti al mio dire con simpatia e affetto. Vi confesso che il mio cuore è in subbuglio; per la prima volta, non so da dove cominciare…

E così, mi sovviene il quarto atto de «la Bohème»; precisamente la celebre, meravigliosa, struggente aria del: «Sono andati? Fingevo di dormire...», perché sì, anch’io mi trovo nella situazione di Mimì e rivivo il suo dramma, quello di dover esprimere in un attimo un’infinità di sentimenti, impressioni, pensieri. Richiamandomi a quell’inno di amore che grida al mondo e al Cielo: «Ho tante cose che ti voglio dire, o una sola, ma grande come il mare...», anch’io ho tanti argomenti da esporre, che si affastellano nel mio cervello e non sanno disporsi in un discorso piano e ordinato…

Allora lascio che il sogno riprenda, là, nella soffitta parigina… non sento certo Voi sussurrarmi: «Bello come l’aurora», ma voglio credere a qualche altro generoso complimento, meno "impegnativo", cui io potrei sempre affermare che avete «sbagliato il raffronto», dovevate dire «bello come il tramonto»…

Sì, Amici miei, questa serata ha il radioso fulgore di un tramonto rosseggiante! Sarà che sono un inveterato ottimista, ma per me il sole che scompare all’orizzonte, non ha mai rappresentato un momento di tristezza, no! È il periodo in cui gli Uomini tornano dal lavoro e già assaporano il gusto del riposo; non è una fine, perché, dopo la notte, sorgerà un’altra alba a illuminare un nuovo giorno.

Così è stasera per noi: per me e Gennaro. Io concludo un’Annata con estrema serenità e Lui si appresta ad iniziarne un’altra, con esultante compartecipazione. Non c’è crasi, non c’è soluzione di continuità: Raffaele, Paolo I, Paolo II, Gennaro, siamo serviti tutti e tutti abbiamo servito e serviremo – ciascuno secondo la propria natura vocazionale – il nostro amato e glorioso Lions Club di Roma Aurelium.

Per questo, spero che Voi vediate, come lo vedo io, questo mio «tramonto» con quella luce palpitante di una sera posta al termine di un giorno ricco di importanti traguardi raggiunti.

Parlarvi dei risultati che il nostro Lions Club di Roma Aurelium ha conseguito, suonerebbe noioso, se non, peggio, autoincensatorio. Abbiamo lavorato tutti, tutti mi avete con i vostri consigli supportato (talvolta anche sopportato!) e così spero che anche quest’anno il nostro prestigiosissimo Club non abbia demeritato e che abbia, anzi, mantenuto la Sua ottima connotazione e quotazione, così da essere ammirato, dando a Voi l’orgoglio di appartenere ad un grande Club con la meritata soddisfazione del plauso degli altri Clubs.

Pur non volendo assillarvi con un freddo elenco di fatti e di atti, pur tuttavia, penso sia opportuno ripercorrere a volo d’uccello, sfiorandola lievemente, la nostra annata.

In primis et ante omnia, sento di poter affermare, senza iattanza, ma con altrettanta certezza, che abbiamo fatto il nostro dovere, dando – oltre ai Services istituzionali – il nostro piccolo aiuto: alle Genti Africane («Suore Salesiane del Sacro Cuore» nel Benin); o per poter superare le angustie di chi non ha una vita piena per le limitazioni al corpo e/o alla mente («Associazione SolidAbile»); o per provvedere al nutrimento dei più piccini («Associazione salvamamme-salvabebè»); o servendo coloro i quali hanno avuto bisogno del nostro contributo per sopperire a necessità culturali («Altar Maggiore della Chiesa di San Lorenzo a Gerano»).

Piantando, poi, tre alberi di tiglio nel nostro "Parco Melvin Jones"– alla presenza di un Altissimo Prelato Apostolico, dei rappresentanti del Sindaco e del XVIII Municipio – abbiamo raggiunto due scopi importanti: il primo, aver aiutato la natura a svilupparsi e a crescere, sia pure in parva parte; il secondo, quello di riaffermare il nostro interesse a questo luogo.

Passando alla vita del Club, confido che sia stata particolarmente gradita l’idea di iniziare l’anno nella nostra casa di Gerano, in una giornata di lavoro e svago. Credo che abbia anche interessato molto l’aver conosciuto – con una "Guida" di eccezione, l’On. Federico Guidi – il "Palazzo Senatorio", Sede dell’Assemblea Capitolina e del Sindaco di Roma Capitale. Ho avuto la sensazione che il Club abbia passato momenti alquanto fuori dall’ordinario durante la visita alle «Ville Pontifice» di Castel Gandolfo; il fatto che sia quanto mai difficile poter accedervi, ci ha concesso un approfondito esame nella parte antica dei ruderi della Villa di Domiziano e in quella dei Giardini prope dicti.

Durante le conviviali ci siamo appassionati: sia alla cultura, ricordando, attraverso le alate parole di Domenico, Giovanni Pascoli; sia all’infinito mondo dello spazio con i simpaticissimi Amici di Francesco Lomonaco; sia alle politiche europee; sia alla medicina.

Anche se è assai ostico indicarVi quale momento, quale atto sia stato il più gradito, quale mi risvegli un ricordo più vivo, devo ammettere che ci sono stati due passaggi della mia Annata che più son rimasti impressi nel mio cuore: uno più esaltante dell’altro, ed è stato quando, dopo mille peripezie e dubbi, io, con alcuni amici, abbiamo intrapreso ed effettuato i due viaggi: a Firenze e all’Isola d’Elba.

Quello che ritengo il mio miglior pregio – e che per alcuni potrà anche sembrare il mio difetto peggiore – nasce da una profonda, ineludibile necessità di vivere il mondo, come io fossi lui e lui fosse me… A molti potrebbe sembrare stucchevole egocentrismo, ma è solo amore e desiderio di trasmettere agli altri tutte le mie sensazioni, per poi condividerle in un legame di vitale simpatia.

Ho quindi, con tutto me stesso desiderato di portarvi a Firenze. Se son riuscito a trasfonder in chi mi ha seguito anche un milionesimo di ciò che desideravo comunicargli, son certo che il viaggio rimarrà nel suo cuore per moltissimo tempo. Ho cercato di far rivivere Firenze nel ricordo dei miei Genitori, ma anche di scoprire, insieme, monumenti e sfaccettature nuove.

Il viaggio all’Isola d’Elba ci ha disvelato tutto il fulgente splendore della sua natura, l’interesse per la sua millenaria storia. «Giustappunto», molto di più commossi dal fervore della simpaticissima Alessandra, che non è stata solo una guida, ma un’Amica che, con tutto l’amore per questa Terra, ci ha condotti in un mondo dove luce, poesia, stupefacente aere convivono in una perfetta armonia.

Concluderò questo intervento con un ultimo desiderio: il 30 scade il mio mandato, e il 30 alle ore 11.00 nella «Sala beato Giovanni Paolo II», sottostante la Chiesa di San Lorenzo a Gerano, consegneremo il nostro Service. Vorrei tanto che un nutrito stuolo di Voi venga ad ammirare l’opera, anche sottraendo alcune ore al primo relax estivo. Se vi fermate per il pranzo, potremo salutarci nel modo a me più gradito, a contatto della natura, in un paese che ancora mantiene il sapore antico, gustando una buona cucina, tra Amici: appassionatamente.

 

Intervento del Presidente Entrante Dr. Gennaro Saccone

Autorità lionistiche, gentili Signore, graditi ospiti, amici lions, consentitemi prima di tutto di rivolgere a nome di tutti noi un caldo, sincero augurio di buon lavoro al nostro Governatore Mario Paolini, attualmente alla Convention in Corea.

Il Passaggio di campana è il momento celebrativo più significativo nel divenire del club, perché segna, per dirlo con un termine molto in voga ai giorni d’oggi, la discontinuità nella continuità e spiego perché: la continuità è rappresentata dalla condivisione della missione del “servire” come indicato dal fondatore del Lionismo sin dal lontano 1917; la discontinuità è invece costituita da questo avvicendarsi nel termine temporale annuale delle molteplici cariche ed, in particolar modo, della figura del presidente, chiamato istituzionalmente a rappresentare il club nei rapporti associativi e nei confronti di Autorità, enti e privati.

Continuità e discontinuità mi richiamano alla mente un recente articolo del filosofo Alberoni in cui si mette in evidenza un difficile equilibrio fra competizione e solidarietà.

Ed invero il lionismo, quale associazione sempre più incisiva nella società civile, ha – a mio avviso – due elementi fondanti: la solidarietà che si identifica col servire, il rispettarsi, l’aiutarsi, la lealtà (elementi tutti che noi troviamo nel Codice dell’Etica Lionistica), mentre la competizione si innesta nell’avvicendarsi delle cariche lionistiche, ciascuna portata – nel limite temporale della durata – ad infondere nuova linfa vitale al “servire”.

Alcuni anni fa uno slogan molto diffuso per propagandare la medaglia dell’amore di una nota casa orafa di Arezzo diceva: “Ti amo più di ieri, meno di domani”; ogni presidente si confronta con i precedenti in una competizione per tenere sempre alta la missione del proprio club e si confronterà a sua volta con il successore che avrà la medesima vocazione a tenere alto il nome del club.

Ed a me quindi spetta di confrontarmi con le tante e lodevoli iniziative dell’amico e posso ora anche chiamarlo Immediato Past President Paolo Testi nel rispetto, s’intende bene, del binomio competizione e solidarietà. Non è certamente questo il momento di soffermarmi specificatamente sulle iniziative e sul programma, dovendo le prime ed il secondo passare al vaglio degli organi istituzionali del club, vale a dire l’Assemblea dei Soci ed il Consiglio Direttivo.

Posso soltanto esplicitarvi alcune mie riflessioni e considerazioni su come allinearmi sui due concetti prima richiamati di competizione e solidarietà.

E viene prima di tutto in evidenza il “servire”, inteso come impegno civico. È importante per me che ogni socio lions sia reso edotto sui services del club ed a questo obiettivo intendo collegare ogni incontro conviviale alla illustrazione di un “service”, di modo che l’incontro si atteggi soprattutto cena di solidarietà. Di fronte poi alle notizie negative che i media quotidianamente ci danno – lo spread, la corruzione, la crisi morale ed economica che vieppiù ci avviluppa – e che ci creano sconcerti e preoccupazioni, intendo dedicare i nostri incontri, ripeto: di solidarietà, a descrivere invece le eccellenze italiane, cosicché si possa, a chiusura degli incontri stessi, rimanere doppiamente soddisfatti per avere sia risposto all’impegno civico del “servire”, sia per aver potuto apprezzare ciò che di positivo sa esprimere la nostra Italia.

Ma per me il “servire” è anche l’approfondire le conoscenze reciproche dei soci ed a questo fine sono convergenti le gite culturali che segnano anch’esse in modo saliente la tradizione del nostro club. Gite che dovranno farci apprezzare località ricche di storia e di scrigni artistici e di scoperte archeologiche costituenti pure esse una delle eccellenze italiane.

Sono consapevole con Giovanna e con gli amici che più da vicino mi seguono in questo anno di affrontare un impegno notevole in riferimento ad una tradizione del fare che ben a ragione è concorsa a dare al nostro club l’appellativo di prestigioso.

Mi conforta e ci conforta nell’impegno di tenere alto il prestigio del nostro club la piena consapevolezza di poter contare sul vostro continuo e convinto sostegno alle attività di servizio scelte dal club.

Di recente ho letto un proverbio africano che mi è molto piaciuto e che dice: ”se vuoi andare veloce, vai da solo; se vuoi andare lontano, vai con gli altri” ed io e Giovanna vogliamo andare lontano, con voi tutti, ben s’intende.


Intervento del Presidente Uscente

 

Assegnazione delle Chevron

 

Assegnazione delle Chevron 2

 

Ricordo del Presidente ai soci

 

Riconoscimenti allo Staff

 

Passaggio della Campana

 

Intervento del Presidente Entrante

 

Fiori alla consorte del Pres. Entrante dalla consorte del Pres. Uscente

 

Intervento del Delegato di Zona

 

Il Presidente Entrante e il Delegato di Zona

 

PRESENTAZIONE DELLA PUBBLICAZIONE DI ENZO MAGGI
“Il Lionismo vissuto e raccontato”

Una mattina, dopo aver aperto il computer per una prima panoramica sugli avvenimenti che erano successi durante la notte, mi sono spostato sulla pagina dei documenti conservati nella memoria e sono rimasto stupito dalla presenza di decine e decine di cosiddetti file, ciascuno sinteticamente sottotitolato in maniera tale che per alcuni mi è stato agevole il ricordo del loro contenuto, per altri, invece, ho dovuto provvedere alla loro apertura per riviverne lo scritto. La curiosità sorta in me rileggendo quanto raccontato, in virtù o meno dell’incarico di Addetto stampa, della vita del Club Aurelium sulle sue conviviali e gite, sugli appuntamenti importanti, sui services realizzati, sugli spunti fornitimi dalla vita lionistica per riflettere su avvenimenti di rilievo e parteciparvi anche con una certa vis polemica, il tutto accompagnato anche da attimi di dolore e di situazioni strettamente personali, ha contribuito a far germogliare nella mia mente una idea e, di conseguenza, un progetto che, in parte, avevo già realizzato alla chiusura dell’annata 2009-2010 con Raffaele Mele Presidente del club: pubblicare gli interventi che, a mio parere, apparivano più significativi, senza un limite temporale, ma seguendo il più possibile, come filo conduttore, un argomento unificante, ottenendo così una serie di parti che avrebbero cadenzato la pubblicazione.
Alcuni interventi, per il vero, dovrebbero già essere a conoscenza degli amici Soci, in quanto contenuti nell’opuscolo edito al termine dell’annata del Presidente Mele, oppure inseriti nel sito telematico dell’Aurelium o, infine, pubblicati sulla stampa ufficiale dell’Associazione, “LION” e “Lionismo”. Ma tant’è: una ripassatina non fa mai male, specialmente se qualcuno si è un po’ distratto!
Dopo alcuni giorni di accurata e non lieve applicazione, peraltro per certi aspetti anche gratificante per la rivisitazione di tempi e luoghi ampiamente dimenticati, sono giunto al termine del mio progetto, che oggi ben volentieri offro a tutti gli amici dell’Aurelium e a tutti coloro che desiderano conoscere il Club e lo spirito che anima i suoi Soci.
Passando ad illustrare la pubblicazione, la stessa si articola, dopo questa presentazione, in sette parti, ciascuna delle quali preceduta da una breve introduzione che ha lo scopo di indicare il tema conduttore che la caratterizza. La pubblicazione si chiude con un atto squisitamente personale, che prego il gentile lettore di volermelo perdonare anche perché, in una certa misura, non è estraneo alla vita del club: è una lettera che nel febbraio del 2006 indirizzai all’amico Rinaldo, quel fraterno amico di Belluno del quale molti degli amici del Club hanno sentito parlare più di una volta, tentando di coinvolgerlo in quell’ampio e importante progetto che è stato il libro sul quarantennale dell’Aurelium.
L’invito venne disatteso per gravi problemi di salute dell’amico Rinaldo. Però ho avuto occasione di ringraziarlo ugualmente, nella maniera in cui si potrà conoscere andando a leggere le ultime righe della “Lettera aperta a tutti i Soci dell’Aurelium” del 13 febbraio 2009, inserita nella quarta parte di questa pubblicazione.
Vi ringrazio per la cortese attenzione. (Enzo Maggi)

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