Caro Direttore,
cortesemente Ti chiedo di ospitarmi sulla rivista da Te diretta
per poter esternare alcune mie riflessioni sull’argomento oggetto del
Tuo editoriale sul numero di gennaio appena ricevuto, argomento affrontato,
sempre sullo stesso numero, anche dal PIP Grimaldi e da altri lions e che si
riferisce agli agognati 5 milioni di euro da raccogliere e da destinare ad un
“service” di portata nazionale.
Mi sforzerò di seguire, fin dove possibile, un percorso logico e organico,
anche se non sarà facile, considerata la enorme mole di reazioni in me
suscitata dalla lettura dei vari interventi.
Iniziamo da Grimaldi. Il contenuto della sua rubrica “Fresco di stampa”
mi è sembrato abbastanza confuso, questa volta ancora di più delle
altre e ciò potrebbe forse essere stato originato dall’empito critico
con il quale ha voluto esprimere il suo dissenso nei confronti di una iniziativa
che non condivide. E fin qui nulla di male. Quello che mi ha lasciato senza
fiato è stato, però, il tono offensivo con il quale Ti si è
rivolto, accusandoTi di “sfacciataggine, di protervia paranoide degna
di un ricovero in manicomio, di narcisismo, di arroganza, di essere quasi un
imbroglione per un ballon d’essai” che avresti lanciato. E sempre
usando il pronome “Lei”, in un ambiente dove il “Tu”
è d’obbligo fin dal primo giorno in cui si frequenta la nostra
Associazione. E poi non ho proprio capito perché Tu, al momento del conseguimento
del traguardo che Ti saresti proposto, dovresti avere la “faccia smunta
e conturbata”. Ma sei hai vinto, dovresti averla rubizza e ilare, traboccante
di giusta soddisfazione. In un’altra epoca, quando le offese come quelle
sopra riportate si lavavano con il sangue (sic!), i padrini sarebbero stati
già in viaggio per recapitare il guanto di sfida.
E poi debbo aggiungere che il PIP si è mostrato poco gentile anche nei
confronti di tutti i lions laddove, dopo aver elencato tutta “una serie
di serate eccezionali”, quali il passaggio della campana, la celebrazione
dell’anniversario della charter, la visita del Governatore, un po’
più avanti definisce queste serate eccezionali “…dimostrazioni
di vitalità gioiosa e ridanciana”. Sicuramente il termine “ridanciano”,
a rigore di dizionario della lingua italiana, vuol dire “allegro”.
E fin qui ci siamo. Ma nell’uso comune il termine viene usato per indicare
una persona “facile al riso”, anche con scarse motivazioni. E qui,
invece, c’è poco da ridere, sia in casa (associazione lionistica),
sia fuori casa (in Italia)! E, rimanendo sempre in tema di serate eccezionali,
debbo confessare la mia ingenuità di non aver mai avuto l’ambizione,
in quasi trentacinque anni di vita lionistica e con alle spalle (e nello stomaco)
centinaia di conviviali, di avere accanto a me “…amici tra quanti
- non si sa mai - (avrebbero potuto) un giorno assurgere ad alte funzioni”.
Ma per chiedere cosa? Un avanzamento di carriera nell’impiego? Una consulenza
d’oro? Una commessa nel campo delle imprese pubbliche? Oppure, più
modestamente, molto più modestamente, una carica distrettuale? Ma andiamo!!!
Vorrei chiudere questa prima parte del mio scritto riferita al PIP Grimaldi
chiedendogli da quale fonte ha ricavato il dato finanziario relativo alla spesa
annua sostenuta per gli impegni “ridanciani”: quattromila euro!
Sostenuta da chi? Dal singolo socio lion? E’ assurdo, se non addirittura
ridicolo affermarlo. Grimaldi non immagina neppure lontanamente quanti “braccetti
corti” (talvolta anche necessitati da crisi familiari) popolano i nostri
club. Oppure affrontata dal club per ospitare amici da blandire per futuri ritorni?
Lo escludo nella maniera più assoluta e nell’affermare ciò
posso citare il Club Aurelium che ha un organico di cinquanta soci, non pochi:
nel bilancio consuntivo dell’annata 2009-2010, la voce “Ospiti”
registra una uscita di 2.240 euro, comprensiva di omaggi e targhe ricordo. E
ritengo che questo possa essere considerato un trend assai comune. Siamo molto
lontani dagli asseriti quattromila.
E adesso veniamo alla Tua proposta alla quale, dirompente in un piatto e informe
deserto di iniziative a livello nazionale, occorre riconoscere una sua seduzione.
Però, a ragionarci bene, la trovo assolutamente irrealizzabile per una
serie di motivi. Primo: sarà necessario un piccolo sconto, visto che,
dati alla mano, in Italia i lions superano di poco le 48.000 unità. Secondo:
rievocando il “braccetto corto” citato poco sopra e non dimenticando
la volontarietà del contributo, quale altro taglio dovremmo apportare
alla cifra auspicata? Sulla difficoltà di raccogliere fondi extra-quota
associativa, basti chiedere ad un qualsiasi tesoriere di club la fatica alla
quale si deve sottoporre ogni anno per inseguire soci più o meno “distratti”
che in tarda primavera ancora continuano a “distrarsi”. Terzo: non
ho capito bene a chi spetterebbe il compito di “…trovare un progetto
all’altezza della situazione…”, visto che prima si parla di
“tutti assieme” e, più avanti, di “…Congresso
Nazionale, o attraverso un’indagine conoscitiva, con il nulla osta dei
DG…”. Personalmente, ammesso che si possa arrivare a questo punto
dell’arte, suggerirei di affidare la scelta a quest’ultimi i quali,
riuniti tra Natale e Capodanno in una baita a Borca di Cadore o a San Nicolò
Comelico (che nostalgia nei miei ricordi, Direttore mio!) e considerati gli
appetiti localistici e campanilistici che inevitabilmente si scatenerebbero,
avrebbero a disposizione soltanto ventiquattro ore di tempo per decidere, trascorse
le quali la baita verrebbe privata del tetto, così come accadde ai cardinali
conclavisti a Viterbo quasi sette secoli e mezzo fa.
Scherzi a parte: ma cosa ci si dovrebbe fare con una somma come quella auspicata,
tale da far venire l’acquolina in bocca anche al ministro Tremonti, il
quale la potrebbe adoperare per alleggerire i vistosi tagli alla sanità,
alla polizia di stato, all’università e via cantando? Un parziale
restauro del Colosseo? Una ripulita al duomo di Milano? Togliere un po’
di umidità a Venezia? Ti immagini quanti veti incrociati si scontrerebbero
nel “conclave” di cui sopra? Anche perché ritengo che non
si debba che trattare di una iniziativa “una tantum”, malgrado il
Tuo ottimismo circa la sua reiterazione addirittura annuale e, quindi, eventualmente
ripetibile soltanto a distanza di molti anni, durante i quali il lionismo italiano
avrebbe messo la coscienza a posto con il problema della sua visibilità.
Per quanto mi riguarda, una proposta potrei suggerirla. E nell’accingermi
a farlo, vado a rileggermi la mia “Lettera aperta agli amici soci del
Lions Club Aurelium”, scritta nel febbraio 2009, e portata a Tua conoscenza
un anno dopo, in pieno clima di “Innovazione, Innovazione, Innovazione”.
A proposito: che fine ha fatto?
Tra le varie argomentazioni, espressi anche molti dubbi sulla opportunità
e sulla esigenza di istituire e tenere in piedi una struttura come il Multidistretto,
“… Non previsto dal Regolamento internazionale come organismo primario”.
Basti leggerne la prima riga della Sezione 3 dell’art. VIII della versione
vigente: “Ogni Distretto Singolo che desideri divenire Distretto Multiplo
…etc.” Pertanto si poteva anche non desiderare di istituirlo. Ma
una volta istituito, “…ci si aspettava che conseguisse gli scopi
per il quale era nato e che sono elencati nel relativo Statuto.” E di
seguito: “...nella mia più che trentennale appartenenza all’Associazione,
ho ricoperto tutte le cariche all’interno del mio club, (…) nel
Distretto ho avuto gli incarichi di Delegato di Zona, di Presidente di Circoscrizione
e di Segretario Distrettuale. Orbene, in tutti questi anni ed espletando le
varie funzioni, non ho mai percepito sul collo l’alito gradevole e alle
spalle la benefica presenza di quella struttura.” Cioè, del Multidistretto.
E allora, perché non proviamo a ripensarci e, anche per poter avere una
prova contraria, non lo mettiamo in frigo, magari per qualche anno, per poi,
se del caso, ri-ripensarci? Pensi che potremmo incorrere nei fulmini della Sede
Centrale? O dovremmo soltanto sorbirci le vivaci resistenze di chi nella struttura
vede un prestigioso (sic!) punto di arrivo della propria carriera lionistica,
percorso a parole snobbato, nei fatti un po’ meno?
Una proposta di tal fatta potrebbe sembrare radicalmente draconiana: aboliamo
il Multidistretto e, così facendo, ci togliamo di mezzo anche la necessità
di realizzare opere di portata nazionale e tutti a casa. Non è così.
Innanzi tutto consideriamo che i contributi che oggi annualmente affluiscono
nelle casse del Multidistretto ammontano, più o meno, a oltre cinquecentomila
euro: cifra da non disprezzare, anche se è soltanto un decimo di quella
che ci si propone di raccogliere con un contributo straordinario; e poi il contributo
potrebbe essere mantenuto come una vera e propria “tassa di scopo”,
della quale nessun socio lion si accorgerebbe, non essendo accompagnato da altri
esborsi oltre quelli già esistenti. E tale somma essere destinata interamente
ad un service a nome di tutto il lionismo italiano, magari seguendo, per la
sua realizzazione, la procedura sopra suggerita che, riconosco, può sembrare
un tantino sofferta. Anche se personalmente non avrei nulla da ridire se si
volesse cancellare qualsiasi tipo di contributo.
Ma nell’un caso o nell’altro una raccomandazione: lasciamo ai clubs
(ma soprattutto ai Distretti!) il compito e l’iniziativa di lavorare nel
campo dei services, con la loro presenza sul territorio di pertinenza e affiancando
le locali amministrazioni. Sappiamo tutti che ciò accade in molti casi
e con piena soddisfazione di tutti e non vedo perché non possa diventare
costume comune.
Domanda: allora il lionismo italiano nella sua globalità dovrebbe, sul
piano della sua visibilità nazionale, rinunciare a qualsiasi iniziativa
atta a testimoniare la sua presenza? Assolutamente no. Ma, secondo me, altra
dovrebbe essere la natura del suo impegno. Ancora una volta mi sono andato a
rileggere il lungo elenco dei Temi di studio dettati dai congressi nazionali
e che si snoda da quello di Riccione del 1962 a quello di Montecatini Terme
del 2010, ai quali si aggiungono, negli ultimi dieci anni, molti Seminari multidistrettuali.
Nessun argomento è stato trascurato: sanità, cultura, disagio
giovanile, ambiente, violenza, diritto, democrazia, fame nel mondo, acqua, Costituzione
italiana, etc…etc… Tutti affrontati e trattati, con rigore, professionalità
e competenza indiscusse, praticamente da tutti (o quasi) i lions italiani nei
clubs di appartenenza. La mia curiosità è questa: la sintesi conclusiva
di tanto impegno civile nello studio dei vari argomenti che fine ha fatto? Si
è in qualche modo talvolta tradotto in articolate proposte da sottoporre
all’attenzione di persone o istituzioni che avrebbero potuto farsi carico
di una loro realizzazione sul piano normativo a vantaggio di tutta la comunità?
Sicuramente, visto l’incombere della vecchiaia (la mia!), posso aver dimenticato
che ciò è accaduto almeno una volta o anche più volte.
In tal caso evidentemente mi sono distratto. Comunque gradirei una rinfrescatina
alla mia memoria e formulo voti affinché ciò continui ancora.
Ecco, questo mi aspettavo, e mi aspetto, dal Multidistretto. Perché non
è mai troppo tardi. Si istituisca una volta l’anno in un Distretto
a turno una breve e assai poco costosa sessione, della durata di pochissimi
giorni, nel corso della quale i Governatori distrettuali in carica si riuniscono
per leggere, studiare e sintetizzare le varie conclusioni cui sono giunti i
Distretti trattando il tema di studio assegnato; tradurlo, se lo si ritiene
utile e opportuno, in una proposta da inoltrare a chi di dovere per un eventuale
ulteriore cammino sul piano attuativo generalizzato. Non credo che, nell’ampio
seno della famiglia lionistica italiana, debbano mancare persone importanti
da officiare per un impegno civico di portata nazionale. A maggior ragione se
sono lion. Altrimenti cosa ci stanno a fare il Codice dell’Etica e gli
Scopi del Lionismo?
E nella stessa sessione si prendano in esame le varie proposte di temi di studio
indicate nei vari congressi distrettuali e venga scelto quello da proporre come
nazionale. Tutto qui. Soluzione minimalistica? Eccessiva delega rappresentativa?
Potrei anche convenire. Però, caro Direttore, non ritengo che la soluzione
da Te proposta per risolvere il problema della nostra visibilità nazionale
sia la più praticabile e la più consona al nostro impegno, vista
anche la reazione che ha causato, reazione che continuo a considerare esagerata
e scomposta.
Ti saluto con la massima cordialità,
Enzo Maggi
30 gennaio 2011
Questa lettera è stata ripresa dalla rivista “Lion” del marzo 2011