Gentili amiche e cari amici, prima di tutto, sicuro di interpretare i sentimenti
di tutti i Soci del Club, anche di quelli non presenti questa sera, ritengo
doveroso esprimere un grazie sincero e affettuoso al Presidente Lomonaco e
alla sua squisita e bellissima consorte Elvira per averci fatto vivere un'annata
meravigliosa, difficilmente ripetibile, anche per un ripetente come me.
E i meriti del nostro Presidente non potevano rimanere circoscritti nell'ambito
del Club Aurelium: infatti la loro eco ha raggiunto i vertici distrettuali,
al punto di consigliare il Governatore eletto, avv. Pegoraro, a conferire
all'amico Francesco la carica di Delegato di Zona per l'anno lionistico 1999-2000.
E di ciò ci complimentiamo vivamente, certi come siamo che l'entusiasmo
e l'operatività dimostrati nell'anno appena concluso lo accompagneranno
anche a favore del Distretto.
A me personalmente sia consentito manifestare il mio grazie con un piccolo
presente, che mi auguro non sfiguri, per la sua pochezza, in mezzo ad altri
esemplari di ben maggior pregio.
Quando nel giugno del 1988 consegnai all'amico Alicicco la Campana, dopo averla
conservata per un periodo più lungo del normale a causa della prematura
e dolorosa scomparsa del Presidente in carica, il mai dimenticato Franco Troja,
il mio grazie sincero e affettuoso venne rivolto a tutti i Soci del Club,
in primo luogo ai miei più stretti collaboratori Paolo Ricciardi, Bernardo
Scuderi e Piero Tonini, per avermi aiutato a fare onore all'incarico che mi
era stato affidato dalla fiducia del Club.
Di quella sera ricordo il senso di sollievo che provavo nel vedere la fine
di un percorso che aveva visto impegnati mia moglie Cira e me per diversi
mesi, con l'intento di non sfigurare nei confronti dei Presidenti che mi avevano
preceduto e di lasciare una sia pur lieve impronta nella brillante e gloriosa
storia del nostro Club. Se l'obiettivo fu centrato o meno, non sta a me giudicare.
Ma un altro sentimento era presente in me: la gratitudine, appunto, che nutrivo
nei confronti di ciascuno di voi Soci che mi avevate offerto la vostra amicizia,
della quale mi ero nutrito e grazie alla quale terminavo una esaltante esperienza
spiritualmente più ricco di quanto lo fossi stato un anno e mezzo prima.
E concedetemi di poter pensare che quando il 13 aprile di quest'anno, nel
corso dell'Assemblea elettorale, avete fatto confluire su di me il vostro
voto per la elezione del Presidente, ciò è avvenuto perché
motivati dallo stesso sentimento che è alla base del nostro comune
sentire: l'amicizia.
E vi confesso che sentivo forte la necessità di questo bagno ristoratore.
Ci frequentiamo da tanto tempo e conosciamo vicendevolmente i nostri sentimenti
e le esperienze che hanno come denominatore comune il lionismo, per cui tentennamenti
e delusioni personali non passano inosservati, specialmente se riferiti alla
nostra vita associativa. Talvolta questo accade per nostra pigrizia nel voler
acquisire una conoscenza più consapevole delle finalità, dei
meccanismi, delle regole, delle manifestazioni che caratterizzano la vita
dell'associazione alla quale liberamente abbiamo voluto dare la nostra adesione
Ed è per questo che ho pregato l'amico Umberto Manucci di voler affrontare
questo aspetto importantissimo della nostra vita associativa, ponendo a disposizione
del Club la sua pluridecennale esperienza lionistica nazionale e internazionale:
tutte le nostre conviviali saranno aperte da un suo breve intervento, centrato
su di un argomento singolo, cosicché alla fine della presente annata
potremo dire di aver rivisitato insieme quanto strettamente necessario per
non sentirci estranei in casa nostra.
Questa è l'unica anticipazione che mi permetto di fare in tema di programma
della nostra attività: il doveroso rispetto delle prerogative dell'Assemblea
dei Soci, cui spetta di recepire e approvare il programma che verrà
proposto in occasione della riunione del 14 settembre prossimo, preceduta
dalla riunione congiunta dei Consigli Direttivi, prevista per il prossimo
7 luglio, mi impedisce di soffermarmi ancora sull'argomento.
Ma vi sono altri momenti in cui le frustrazioni e le delusioni debbono farsi
risalire ad atteggiamenti ed iniziative che poco o punto si conciliano con
le finalità che sono alla base del nostro associazionismo: personalismi
eccessivi, al limite del culto della personalità; obiettivi a noi estranei
o illusori indicati come cadenzanti la nostra azione; burocraticismi e formalismi
degni di riti orientali; frattura tra realtà locali e vertici che sempre
più si autogiustificano e di ciò si autocompiacciono.
Allora sì che viene voglia di dare un taglio a tutto e andarsene. Non
faccio nomi e mi astengo anche dall'indicare persone: ma in mezzo a noi vi
è più un amico che ha preso in seria considerazione, e non una
sola volta, questo insano gesto. Sarebbe insano perché intriso di crudele
irriconoscenza nei confronti della nostra Associazione in generale e del nostro
Club in particolare.
Cira e io non abbiamo timore di affermare che la nostra vita di relazione
si è arricchita in maniera esponenziale proprio grazie al Club Aurelium;
le persone che oggi ci gratificano della loro amicizia e, se necessario, della
loro solidarietà anche per problematiche personali, forse mai avrebbero
attraversato il nostro cammino, non l'avremmo mai incontrate. Anzi, il pensiero
che per molti anni abbiamo dovuto farne a meno si trasforma in rammarico.
Amici miei carissimi, mi rivolgo a coloro che sono stati agitati da simili
pensieri di sconforto e delusione: sono, siamo rimasti malgrado tutto e desideriamo,
vogliamo continuare a vivere la vita lionistica e ad operare lionisticamente,
abbeverandoci giorno dopo giorno a quella fonte di inesauribile gioia che
è l'amicizia. Quel sentimento che ci fa sentire accanto, fianco a fianco,
persone che gli insulti della vita continuano a tenerci lontane: penso al
mio padrino Giulio Bernardini.
Quel sentimento che ci fa considerare ancora vivo e generoso di insegnamenti
e di esempi di dedizione all'Aurelium il caro Walter Locatelli.
Quel sentimento che ci spinge a continuare a tener presenti il rigore e la
lealtà verso tutto e tutti: penso agli indimenticabili Franco Troja
e Vito Giannuzzi.
Non posso assolutamente prescindere da ciò: tanto varrebbe non iniziare
neppure il cammino di quest'anno e porre nel cassetto dei sogni irrealizzabili
quanto vorrò proporre a voi di conseguire insieme a favore della società
e in nome del lionismo.
Per il compito che mi attende, voglio la vostra amicizia, la voglio con tutte
le mie forze, senza tentennamenti e debolezze, anche da parte vostra, con
la più ampia e fattiva collaborazione alla vita del club.
Il filosofo nordamericano Ralph Waldo Emerson così si esprimeva: "Non
intendo trattare le amicizie con delicatezza, ma con rude coraggio. Quando
sono vere, non sono ricami di vetro o sculture di ghiaccio, ma la cosa più
solida che si conosca."
E niente è più ristoratore di una amicizia; nulla ti fa sentire
invincibile come un amico. L'amico è colui che arriva quando tutto
il mondo se ne è andato.
(Presidente Entrante: Enzo Maggi).