Passaggio della Campana

Gentili amiche e cari amici, prima di passare ad alcune mie brevi considerazioni sull’annata lionistica che questa sera si conclude, è doveroso da parte mia formulare un sentito ringraziamento a quegli amici che mi sono stati vicini nelle svolgimento del mio mandato con consigli preziosi e concreti aiuti, agevolando così il mio impegno.
Mi riferisco al Segretario Giorgio Gallone, al Tesoriere Aldo Ricci, al Cerimoniere Piero Tonini, ai quali desidero conferire la “President’s Appreciation Award”, riconoscimento lionistico che attesta visivamente la riconoscenza di un Presidente di Lions Club verso un proprio collaboratore.
Un grazie sentitissimo e affettuoso, questa volta anche a nome di mia moglie Cira, desidero rivolgere alla dolcissima Albertina la quale, senza nulla togliere ai meriti del Cerimoniere istituzionalmente in carica, si è mostrata insostituibile con la sua disponibilità e precisione. D’altro canto delle sue preziose doti avevamo già beneficiato nell’ormai lontano 1987-88.
Un grazie affettuoso lo rivolgo anche all’amico Umberto Manucci, con il quale avevamo concordato un piano di interventi programmati, definito “Pillole di Lionismo” il quale, per una serie di circostanze sfavorevoli, non ha avuto modo di realizzarsi compiutamente. Comunque, sempre grazie, Umberto: la tua presenza di Past Governatore, così come la intendo io, non mi è mai mancata.
Per espresso suo desiderio, i ringraziamenti a mia moglie Cira si debbono limitare ad un solo “Grazie, amore”.
Ancora in tema di onorificenze: senza venir meno allo spirito del nostro Club, alieno dall’inflazionarne il conferimento, quest’anno mi è sembrato più che doveroso che fosse attribuito il Melvin Jones a due Soci dei cui meriti ritengo che nessuno possa dubitare: intendo riferirmi a Piero Tonini e a Domenico Giglio. E’ affatto inutile che io stia qui ad illustrare le benemerenze di Piero e Domenico: sono talmente conosciuti che ogni tentativo sarebbe inferiore al dovuto.
Carissime amiche e amici, nel mio breve intervento dello scorso anno, in occasione del passaggio della campana da Francesco Lomonaco a me, posi con forza l’accento sul sentimento che ritengo essere alla base del nostro comune sentire: l’amicizia. Dissi che volevo la vostra amicizia, la volevo con forza, perché altrimenti il mio compito, oltre che più difficoltoso, poteva rischiare di risultare vano.
Proprio così: il nostro viaggio deve essere fatto insieme, con la piena coscienza collettiva di voler conseguire un obiettivo, per evitare di camminare a lungo e invano, con spreco di tempo ed energie. Diceva Cromwell: “Nessuno va così inutilmente lontano come chi non sa dove sta andando”. E personalmente ritengo che quanto ci eravamo concordemente proposti di conseguire l’abbiamo raggiunto, sia in tema di service che di attività di Club, con una serie di serate dedicate ad argomenti che si sono sempre rivelati interessanti e coinvolgenti. Ho ancora vivissimo il ricordo della recente bellissima serata trascorsa assieme agli amici Lions spagnoli.
Ma non è di questo che mi preme parlare, in quanto materia riservata agli organi collegiali a ciò preposti, bensì della necessità che questo spirito di coesione che, lasciatemelo dire con una punta di orgoglio anche a nome vostro, da più parti ci viene riconosciuto e invidiato, non abbia a subire flessioni e cadute; anzi, dobbiamo adoperarci affinché cresca sempre di più. E’ vero, vi sono ancora alcuni Soci la cui frequenza lascia un po’ a desiderare: ma non posso non attribuire queste assenze ad altre motivazioni che non siano di natura professionale, perché altrimenti dovremmo tutti chiederci perché continuare in un atteggiamento sconcertante e, in definitiva, poco leale, considerata la natura pienamente volontaristica dell’adesione alla nostra Associazione.
Vi prego di perdonarmi queste riflessioni fatte ad alta voce e che possono apparire forse ingenerose: ma ritengo che tutti comprendiate l’ansia con la quale non soltanto io, ma anche l’intero staff, segue l’andamento quotidiano della vita del Club, con tutte le sue implicazioni interne ed esterne. E, talvolta, avere la sensazione che una scarsa partecipazione possa essere la conseguenza di un nostro impegno errato o non sufficiente, non può non creare preoccupazioni e motivi di autocritica.
Ecco perché anche la più piccola espressione di amicizia e collaborazione, che può trovare forma concreta anche in una semplice telefonata, è ristoratrice e gratificante e contribuisce a dimostrare che allora l’amicizia non è una parola vana e ci fa capire perché a questo sentimento spiriti eccelsi abbiano dedicato pagine e pensieri immortali. L’accostamento di queste due situazioni potrebbe apparire esagerato e paradossale, ma non è così, perché l’amicizia in quanto tale, a mio modesto avviso, non può essere oggetto di graduazioni: o esiste o non esiste e basta. S.Agostino, nelle sue Confessioni, riserva parti importanti a questo sentimento e non esita, al fine di sottolinearne il valore, a citare Orazio, un poeta lontano dalla sua fede, quando afferma che bene ha detto un tale di un amico che era la metà della sua anima. Più tardi giudicherà sciocco questo passo, ma tutto ciò che aveva detto e dirà dell’amicizia e dei suoi confini luminosi resterà inalterato.
E a questo sentimento Cira ed io ci siamo ispirati quando abbiamo dovuto pensare al piccolo ricordo che tradizionalmente un Presidente offre ai Soci e agli Ospiti in occasione del Passaggio della Campana. La volta precedente una medaglia d’argento che riproduceva incisi il logo dei Lions, i nostri nomi e, come buon augurio, una cornucopia, voleva significare auspicio di prosperità per ciascun destinatario del dono. Questa volta sarà qualcosa da tenere sempre a portata di mano, anche nella tasca, se si vuole, e sta a significare tutto l’affetto che proviamo per voi tutti, anche per coloro che, qui presenti questa sera, ancora non fanno parte della nostra piccola grande famiglia, il Lions Club di Roma Aurelium. Mi piace ripetere che ancora non fanno parte della nostra piccola grande famiglia. Ai giovani Leos desidero rivolgere un particolare pensiero colmo di ammirazione per quanto ogni anno riescono a realizzare e di speranza che, una volta usciti dal loro Club, ciò accada per entrare nel Club padrino.
All’amico Giorgio Dori, alla dolce Marina, allo staff operativo che si accingono ad affrontare la conduzione della prossima annata lionistica, e ai quali offro tutta la mia collaborazione, auguro di operare talmente bene da non risultare secondo a nessuno: ciò non soltanto per sua maggior gloria, ma per le migliori fortune del Club.
Desidero chiudere queste mie brevi riflessioni citando alcune righe del libro di Italo Svevo, “La coscienza di Zeno”. Ma le voglio citare come atto scaramantico, proprio come uno sciamano che pratica un sacrificio per ottenere dal cielo i benefici invocati.
Italo Svevo pone nella mente di Zeno Cosini questi pensieri: “Ogni mattina, quando mi destavo, il mondo appariva più grigio ed io non me ne accorgevo perché tutto restava intonato; non v’era in quel giorno neppure una pennellata del colore del giorno prima, altrimenti l’avrei scorta ed il rimpianto m’avrebbe fatto disperare”. Aggiungo io: per questo motivo quando ogni mattina ci radiamo la barba non scoppiamo in lacrime davanti allo specchio.
Io invece desidero destarmi e constatare che il mondo attorno a me giorno dopo giorno è sempre più luminoso e la certezza di essere di lì a poco ancora una volta insieme a voi riempirmi il cuore di gioia.
(Il Presidente uscente Enzo Maggi)

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