Visita del Governatore


Governatore, autorità lionistiche, amici Soci, dolcissime Signore, graditi Ospiti.

Nel porgervi il mio personale saluto, vi prego di consentirmi di rivolgere a voi tutti un affettuoso invito a dedicare, rimanendo al proprio posto, alcuni secondi di raccoglimento in commemorazione di due persone molto vicine a noi, che ci hanno lasciato per sempre. Mi riferisco al Socio Aldo Migliore, deceduto la scorsa estate, il quale aveva ricoperto anche la carica di Tesoriere Distrettuale e di cui ricordiamo con affetto la sua gioiosa napoletanità e simpatia. Ricordiamo anche la carissima Rosanna Bernardini, scomparsa recentemente, moglie adorata del nostro ex Socio Giulio, Past President del nostro Club. Una coppia che ha lasciato in tutti noi un ricordo indelebile per le sue doti di umanità e signorilità.

Grazie.

Quest’anno ancora una volta mi è stato concesso l’onore di celebrare la ricorrenza della Charter Night del Lions Club di Roma Aurelium, per la precisione la trentacinquesima e poiché è ormai consolidata tradizione che essa si tenga in concomitanza alla visita del Governatore, capirete allora quanto questo onore concessomi mi riempia di orgoglio.

S. Agostino, nel libro undicesimo delle sue Confessioni, si sofferma a lungo sul problema del tempo e, a parte alcune sue riflessioni che sembrano anticipare la einsteniana teoria della relatività (Movimento dei corpi come misura del tempo), sembra arrivare alla conclusione che il presente non esiste, considerata la sua estrema esiguità, anzi lo definisce senza estensione, schiacciato com’è tra un futuro in attesa e un passato che è già memoria.

Ma questo vale per l’uomo, quando tenta di applicarsi alla misurazione pignola del fluire del tempo. Diversa è la conclusione quando il discorso riguarda il Creatore: il passato è sospinto dal futuro e il futuro segue il passato ed entrambi nascono e fluiscono da Colui che è l’eterno presente.

Senza dubbio vi chiederete perché abbia voluto introdurre il mio intervento con questi richiami di natura teologica e filosofica sul tema del tempo. La risposta è molto semplice e non ha alcuna pretesa speculativa. A me piace, in presenza di una soluzione con estremi così irreparabilmente divaricati, pensare di poter fruire di tutte e tre le situazioni e cioè il futuro, il presente e il passato o, come le definisce Agostino, l’attesa, l’attenzione e il ricordo e, quindi, viverle nella loro specifica esplicazione, traendone insegnamenti e frutti.

Nel leggere il saluto del Governatore, pubblicato sul primo numero del nuovo anno della nostra rivista “Lionismo”, le tre categorie temporali si sono attivate nella mia mente via via che gli argomenti venivano esposti, affrontati ed elaborati. Innanzi tutto il presente, ossia l’attenzione, e cioè laddove, riflettendo sul programma dell’attuale Presidente Internazionale Jean Behar incentrato sulla qualità che deve permeare di sé ogni aspetto della nostra associazione, il Governatore ne trae spunto per prendere atto che il motto del Presidente Internazionale per il nostro Distretto non è poi una parola, allo stato, tanto nuova, anzi ritiene giustamente essere un meritato “riconoscimento”, virgolettato. Ed è da questo presente, o attenzione che dir si voglia, che la riflessione spazia all’indietro, cioè nel ricordo, e in avanti, ovverossia nell’attesa.

Per meglio chiarire il senso del mio discorso, mi sia permesso, proprio in omaggio alla categoria del ricordo, citare un periodo del mio intervento di esattamente un anno fà, in occasione della visita del Governatore Pietro Pegoraro. “Ben vengano gli impegni distrettuali e nazionali sui temi di studio: essi sono utili e necessari per individuare, inquadrare, studiare situazioni di disagio e di impegno della società nella quale viviamo e, conseguentemente, suggerirne soluzioni a chi di competenza o intraprenderne autonomamente, proprio come service. E mi permetto di opinare” - proseguivo - “che altrettanto debba dirsi delle proposte di service su scala nazionale e distrettuale, almeno per quelle che, se traguardate su realtà sovradimensionate e complesse come potrebbe essere una città come Roma, rischiano di essere illusorie o velleitarie, laddove si pensi di coinvolgere su proposte operative autorità politiche, profondamente divergenti e divaricate, o amministrative, sempre preoccupate di non dispiacere quelle politiche.”.

Traducendo: proposte di service di troppo ampio respiro possono rischiare di tramutarsi in temi di studio, sempre utili ma per altre finalità, come sopra accennato.

E - mi si perdoni l’audacia e la presunzione - è proprio in questo mio pensiero che mi sembra si rifletta l’invito del Governatore, quando parla di azione di rinnovamento e consolidamento della presenza dei Club sul territorio, tanto più efficace quanto più il Club è incardinato nella realtà sociale per dimensioni e per vita vissuta, socialmente e professionalmente, da parte dei Soci.

Argomenti e considerazioni arcinoti e pacificamente accettati. Nel corso delle mie numerose, e non sempre fortunate, esperienze di Officer distrettuale ho potuto constatare proprio questo: laddove il Club, quale gruppo di persone, riesce ad entrare in sintonia con il quotidiano della comunità nella quale vive (e non può essere altrimenti in special modo nelle comunità di ridotte dimensioni), la sua azione assume una maggiore visibilità e riesce a trovare quelle gratificazioni personali che, come asserisce il Governatore, sono alla base dell’attività volontaria del Lion.

Ecco la categoria del ricordo che, alla luce dell’attenzione mostrata al presente e dallo stesso confortata, offre spunti e proposte per l’attesa e cioè il futuro.

Quest’anno non ho partecipato al Seminario dei Presidenti e Segretari di Club e, quindi, non ho potuto apprendere dalla viva voce del nuovo Governatore le linee conduttrici del suo programma. Però, quando il neo Presidente dell’Aurelium, l’amico Giorgio Dori, nel suo saluto d’insediamento alla serata del Passaggio della Campana del 24 Giugno u.s., ha parlato della necessità di una maggiore nostra presenza sul territorio da realizzarsi, ovviamente in una città come Roma, ad un livello che non può che essere circoscrizionale; quando, poco tempo dopo, mi ha onorato di un suo invito a partecipare ad un primo incontro con i responsabili politici e amministrativi della XVIII Circoscrizione e, successivamente, abbiamo iniziato ad operare come service nell’ambito della stessa realtà territoriale, allora ho capito che qualcosa di diverso stava accadendo. E la conferma l’ho trovata nel saluto del Governatore.

Non si tratta di abbandonare nell’oblio quelle cose meravigliose che sono state realizzate nel passato e delle quali andremo per sempre orgogliosi e che ritualmente vengono ricordate nella serata dedicata alla celebrazione dell’anniversario della Charter Night. No, non dimenticheremo mai, esemplificando, gli interventi a favore dell’Ospedale del Bambino Gesù, dell’ANFFAS, del Centro Trasfusionale del Policlinico “Umberto I”, della Croce Rossa Italiana, del Sight First e le realizzazioni nel campo dei beni culturali. Sono stati trentacinque anni esaltanti e chi li ha vissuti tutti, o quasi, ritengo che debba essere oggetto di ammirazione e invidia. Vero Francesco Alicicco? Vero Umberto Manucci?

Però oggi il Governatore ci invita a qualcosa di più: essere Lions di qualità, “rinnovando la capacità di essere sul territorio, di percepire, interpretare, affrontare e risolvere i bisogni che il territorio esprime”. E ciò potrà avvenire soltanto impegnandosi assieme alla comunità, sollecitando le autorità preposte e facendo pressione in nome della comunità.

Come hai potuto constatare, caro Governatore, non ho esitato, per facilitare il mio dire, a saccheggiare il tuo saluto sopra richiamato. E l’ho fatto con piacere perché, sia pure con tutto il rispetto dovuto alla differenza istituzionale che ci separa, ho visto finalmente proposte così autorevolmente idee che da molto tempo albergavano nei miei pensieri. E poi per un’altra considerazione ancora. E’ ben vero che a Roma sarà se non impossibile, certamente molto difficile stabilire una esatta sovrapposizione territoriale tra Club e Circoscrizione per una serie di intuibilissime ragioni; ma ritengo che indicare al Socio che quest’anno l’azione del Club avrà un obiettivo ben preciso anche nella sua collocazione territoriale e avrà un connotato di piena socialità a beneficio di una identificata comunità, contribuisca ad una maggiore motivazione individuale e, di conseguenza, nell’amalgama del Club, collettiva. Anche questo è da tempo un mio disegno, confidato solo a me stesso per soggettiva impraticabilità ed espresso come speranza a pochi amici. In estrema sintesi: meno vicarietà e più proposte, meno distacco e più politica, intesa quest’ultima nella sua accezione ellenica.

Nell’avviarmi alla conclusione del mio intervento, torniamo per un momento ad Agostino. Ritenete forse che vi sia stata da parte mia una eccessiva forzatura nel richiamare il suo pensiero allorquando ho letto le argomentazioni che il Governatore ha svolto per illustrare il suo motto “Pensiero - Azione - Innovazione”? Vi prego di andare a rileggere il suo saluto e vedrete le categorie agostiniane del presente come attenzione, del passato come ricordo e del futuro come attesa riflesse, sia pure non sempre con perfetta consequenzialità e talvolta commiste tra loro e con elementi di modernità, nel motto che quest’anno impegnerà la nostra vita associativa.

A questo punto mi accorgo di aver rispettato poco o punto i canoni che tradizionalmente presiedono ad una celebrazione di un anniversario della Charter Night e cioè la illustrazione delle benemerenze del Club, con l’elencazione più o meno esaustiva dei services che maggiormente lo qualificano. Ma chi dei presenti, dal Governatore al più giovane dei Soci e al più recente degli Ospiti, ignora con quanto di positivo e concreto il Lions Club di Roma Aurelium ha costellato i suoi primi trentacinque anni di vita? Penso nessuno. E poi ritengo che, questa sera, la presenza del Governatore ci abbia consentito di spaziare su di un orizzonte più vasto, affrontando concetti e riflessioni che normalmente sono prerogativa di riunioni di più ampio respiro.

Cento anni fà moriva Oscar Wilde, personaggio discusso e contrastato al suo tempo, approvato e accolto nell’Olimpo dei grandi scrittori successivamente. Tutti ricordiamo il suo capolavoro “Il ritratto di Dorian Gray” e l’emozione che abbiamo provato nel leggere che le metamorfosi e i cambiamenti anche fisici del protagonista, che aveva fatto da modello al pittore, si stavano riproducendo, a causa della vita dissoluta e viziosa che conduceva, anche sulla tela pur accuratamente chiusa in una stanza, in modo così mostruoso da provocarne un desiderio di distruzione che si tramutò alla fine in un vero e proprio suicidio.

Non desidero affatto provocare sconcerto evocando situazione letterarie che mal si conciliano con una serata come questa: mi occorreva un richiamo forte da utilizzare retoricamente come paradosso e al contrario.

Chiudiamo a doppia chiave in una stanza il ritratto del Lionismo così come disegnato dai nostri fondatori più di ottanta anni fà e facciamo in modo che, grazie al nostro operare, in qualsiasi momento lo si voglia scrutare appaia più attraente che in origine. Soltanto così il nostro associazionismo avrà avuto un senso.

Vi ringrazio per l’attenzione.

(L’Immediato Past Presidente Enzo Maggi)

Roma, 24 Novembre 2000


Foto:

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