Caro Direttore (della rivista Lionismo),
come molti altri, anche tu conoscerai la vicenda che in questi
giorni sta appassionando e incuriosendo molti Lions che, in qualche modo,
vivono le vicende dei Clubs che gravitano più da vicino su Roma. Mi
riferisco a quanto accade in quel di Guidonia, una graziosa cittadina a pochi
chilometri a sud-est della Capitale, sorta nel 1935 e dedicata al generale
dell’aeronautica Alessandro Guidoni, deceduto nel 1928 in un incidente
aereo
Un settimanale locale, il “Tiburno”, con una serie di servizi
iniziati con il numero del 9 gennaio u.s., porta a conoscenza dei lettori
che il Comitato Promotore del Lions Club di Guidonia Montecelio, con una lettera
firmata dal suo Segretario e nella quale si trascrive l’intero Codice
dell’Etica lionistica, si rivolge al Sindaco del Comune di Guidonia
per illustrare alcune iniziative che intende realizzare, il cui costo ammonta
a sessantamila euro e per le quali chiede l’assegnazione di una somma
pari ad almeno il cinquanta per cento di quanto previsto. E per fare cosa?
Curare la pulizia e la manutenzione del monumento al Gen. Guidoni e promuovere
un gemellaggio con una città da individuare successivamente, nell’ottica
della promozione nel mondo dell’immagine della città di Guidonia.
Assolutamente non entrando nel merito delle iniziative proposte (ognuno è
padrone a casa propria), giova comunque ricordare che nel numero del 23 gennaio
u.s., il “Tiburno” pubblicava la notizia che il monumento di cui
sopra, poco prima di Natale, era “…stato tirato a lucido per la
prima volta nella sua vita…”, e gratuitamente, da una locale ditta
di pulizie. Quindi, (commentiamo) se erano occorsi - almeno a detta del settimanale
- settanta anni per una prima manutenzione, tanto valeva non affannarsi a
così stretto giro di giorni per una identica operazione!
Come pure è estremamente difficile capire gli urgenti motivi che hanno
convinto l’Amministrazione comunale, destinataria della petizione, a
decidere nel termine fulmineo di appena quattro giorni di calendario - due
giorni lavorativi! - la concessione di quanto richiesto, accogliendo quasi
in toto il contributo richiesto. Misteri della politica!!!
Ma tutto fin qui riportato, considerazioni comprese, possiamo tranquillamente
considerarlo colore e degnarlo appena di un sorriso, sia pure amaro. Però,
guardando la vicenda più da vicino e con gli occhi di un Lion con alle
spalle una militanza quasi trentennale, non possiamo fare a meno di soffermarci
su alcune riflessioni.
La pubblicità data dalla stampa locale a quanto è avvenuto,
specialmente laddove si pone l’accento sulla formale inesistenza di
una associazione che ancora non ha ottenuto il placet dagli organi istituzionalmente
preposti e che addirittura usa in maniera illegittima il logo dei Lions Club
(circostanze molto opportunamente chiarite e stigmatizzate dal Governatore
Ida Panusa nel corso di una intervista telefonica realizzata dal “Tiburno”
e pubblicata nel numero del 16 gennaio), rischia di arrecare seri danni all’immagine
del Lionismo, ancora più pesanti ove si tenga conto del fatto che l’attività
di un Club Lions nell’ambito di una comunità abbastanza circoscritta
suscita attenzioni e giudizi molto più critici, benevoli o meno, che
non in una città come Roma. Quindi, pur evitando accuratamente di dar
corpo a malevoli pensieri che porterebbero ad evocare pastette e inciuci,
ci si deve però chiedere come sia potuto verificarsi un così
clamoroso scivolone e dove si trovava il Lions guida in quei per lui poco
fortunati primi giorni dello scorso dicembre, quando prendeva corpo e veniva
inoltrata la richiesta del contributo. In termini curiali, sembra essersi
configurata quella che si chiama “culpa in vigilando”.
Ma qui preme soprattutto e seriamente sottolineare la pericolosità
di una iniziativa che, qualora seguita ed imitata, rischierebbe di snaturare
l’essenza stessa del Lionismo.
Innanzi tutto chiariamo che nella vicenda de qua non c’entra assolutamente
nulla il Codice dell’Etica lionistica, il quale “…elenca
una serie di proposizioni che prendono in esame esclusivamente norme comportamentali
alle quali deve attenersi chi si propone come Lions e che, quindi, hanno come
destinatario la persona come tale, facendo appello alla sua coscienza e al
senso di dignità, di partecipazione, di solidarietà e di amicizia”
(cfr. pag. 9 del “Quarantennale del Lions Club Aurelium”). E neppure
la meticolosa lettura degli Scopi del Lionismo aiuta a trovare uno spunto
che possa giustificare richieste di sponsorizzazioni ad amministrazioni pubbliche,
peraltro affatto incomprensibili se concesse, perché sarebbe da chiedersi
come mai si debba, al di fuori di canonici atti di appalto, finanziare privati
per realizzare opere di interesse e di dovere pubblici che sono nelle corde
della istituzione pubblica. In omaggio alla terza esortazione degli “Scopi”,
il “pubblico” potrebbe essere, al massimo, destinatario di segnalazioni
e stimoli affinché attivi la propria attenzione e operatività
nei confronti della comunità della quale è responsabile, perché
agevoli burocraticamente iniziative che i Clubs intendono assumere nell’interesse
della comunità medesima e altro ancora. Comunque, ritengo che mai si
debba ricorrere ad aiuti pubblici e il problema non si risolve capovolgendo
le situazioni, come sembra fare il Governatore Panusa nella sua intervista,
laddove conferisce maggior risalto al posterius (decisione della istituzione
pubblica) che non al prius (richiesta avanzata).
Vogliamo provare a proiettare un ipotetico filmino di quanto sarebbe accaduto
qualora il finanziamento del quale si parla fosse stato concesso? A distanza
di qualche tempo, nel corso della cerimonia di consegna dell’opera,
avremmo visto schierati in bella vista, oltre al Presidente dell’ormai
fondato Lions Club, le massime autorità locali con tanto di sciarpa
tricolore ad offrirsi compiaciute allo sguardo dei presenti….elettori!!!
Prendiamo questo esempio e traguardiamolo su realtà più estese
e importanti (province, regioni e …distretti) e il gioco è fatto.
Ma vogliamo o no capire che rischiamo di trasformarci da una “Associazione
di servizio” in una “Associazione al servizio”? Basta cambiare
una semplice preposizione.
Il pubblico denaro deve essere gestito solo da chi nelle pubbliche istituzioni
è stato chiamato ad amministrare, in esclusiva e totale responsabilità,
la comunità. E nessuna comparazione può farsi con gli interventi
del “privato”, i quali soggiacciono ad altri impulsi e assunzione
di responsabilità individuali. “Privato” - compreso “per
proprio conto” - che, peraltro, ha da sempre dominato le iniziative
dei Lions Club, iniziative eclatanti e di amplissimo respiro, alcune delle
quali - pochissime - piace ricordare con orgoglio, privilegiando, ovviamente,
il mio amatissimo Lions Club di Roma Aurelium. Ma non per campanilismo: soltanto
perché non posso conoscere a pieno le altre attività, eguali
e anche più importanti, dei Club Lions confratelli.
Niente di “pubblico” è confluito nei services come gli
interventi a favore dell’Ospedale “Bambino Gesù”
per centinaia di milioni delle vecchie lire, nei milioni di tipizzazioni praticate
con l’operazione “Fotoemoteca”, nei vari milioni di lire
impegnati per restaurare dipinti e altre opere d’arte, per finanziare
borse di studio “Franco Troja” a favore di orfani di poliziotti
caduti in servizio (quanta dolorosa coincidenza!) e “Gianni Gallazzi”
a favore di giovani laureati, per realizzare quella stupenda manifestazione
“Un esercito per la vita”, destinata a sensibilizzare l’opinione
pubblica nei confronti di tutti quegli uomini e donne che quotidianamente
servono in silenzio la nostra comunità.
Come peraltro dovremmo fare tutti noi, se pensiamo di essere dei Lions.
Enzo Maggi