Ho
sempre avuto in forte antipatia gli oroscopi, e i loro banditori,
per la manifesta provata inattendibilità che li contraddistingue
e per la irrazionalità da cui traggono origine, unite alla
pretesa di fondamenti scientifici. Non avendo né l’ambizione
né il prestigio professionale di scrivere, al pari di un Piero
Angela, un erudito e profondo saggio su questo argomento, mi limito
a porre a me - e a chi mi legge - alcune elementari domande che possono
anche sembrare sciocche, ma che tuttavia meritano una risposta. Se
due individui, nati sotto il medesimo cosiddetto segno zodiacale,
vivono in due contesti sociali e ambientali profondamente diversi,
possono essere accomunati da un identico oroscopo, articolato nei
vari aspetti della vita quotidiana? Chi scrive è nato il 14
luglio (ometto l’anno!) a Roma, dove vive la sua vita, con i
suoi affetti e interessi, salute compresa, scandita da una civiltà
ben definita, con tutti i pregi e i difetti che conosciamo; mentre
un aborigeno del sud America, nato anche lui il 14 luglio, trascorre
la sua esistenza disperso nel folto di una foresta amazzonica, in
un contesto ambientale e sociale che mi permetto di ritenere un po’
diverso dal mio. Orbene: per tutti e due, soltanto perché nati
sotto l’influsso di un certo identico segno zodiacale, nella
fattispecie il Cancro, dovrebbe essere letto e svelato dagli addetti
ai lavori un identico oroscopo che comporta “salute un po’
incerta (purtroppo!), guadagni interessanti (sarebbe ora!), nuovi
amori sconvolgenti (magari!)” e altro ancora. Lascio alla fantasia
di chi mi legge immaginare quante e quali sono le differenze tra i
due cancerini (si dice così?) in tutti gli aspetti della quotidianità,
ai quali dovrebbero riferirsi le previsioni degli oroscopari.
E ancora: se leggiamo non dieci ma soltanto due oroscopi riguardanti
lo stesso segno e per lo stesso periodo, possiamo agevolmente riscontrare
divergenze e contraddizioni non spiegabili, considerato che gli astri
stanno sempre lì, uguali per tutti con il loro presunto influsso,
fissi ed imparziali, a godersi lo spettacolo curioso e divertente
di una umanità credulona che avrebbe ben altri problemi da
affrontare e risolvere. E infine ancora una domanda: a tutti sono
dispensate promesse liete e gradevoli, talvolta qualche piccola incertezza
di scarso rilievo e niente più. Ma non muore mai nessuno? Capisco
che vedersi preannunciata la propria dipartita non è il massimo
della goduria: però se vogliamo essere seri e credibili fino
in fondo, non ci si deve limitare ad una ruffianesca elencazione di
probabili favori.
A questo punto qualcuno di voi, pazienti lettori, potrebbe chiedermi
dove voglio arrivare, considerato che il mio compito dovrebbe essere
quello di redigere la cronaca dell’interessante incontro conviviale
del 24 gennaio u.s., nel corso del quale il Prof. Giulio Tarro, socio
del Lions Club di Messina Host, ha intrattenuto i presenti con una
interessante e avvincente relazione, volta ad illustrare una situazione
incredibile e sconvolgente quale è quella che si è creata
in alcune province campane e che ha preso il nome “La terra
dei veleni”. Lo spunto per la digressione con la quale ho aperto
il resoconto mi è stato offerto leggendo il titolo di un piccolo
libro fresco di stampa che il relatore, che ne è il coautore,
ha voluto offrire a tutti i presenti e che recita così: “Il
cancro dovrebbe essere solo un segno zodiacale - Tutti insieme contro
il cancro!”, e sul quale tornerò in seguito.
Prendendo le mosse dal libro bianco “Salute e ambiente in Campania”
pubblicato nel lontano 1977 - autore Giovan Giacomo Giordano con il
contributo di molti specialisti, tra cui lo stesso Giulio Tarro -
il relatore ha affrontato l’argomento anche dal punto di vista
sociale ed economico; ma ha voluto soprattutto sottolinearne l’aspetto
sanitario che da molti decenni accompagna la sciagurata e delittuosa
abitudine di sversare e interrare enormi quantità di rifiuti
speciali in alcuni territori delle province di Napoli e Caserta, in
una zona che, racchiusa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano,
è ormai conosciuta come il ”triangolo della morte”.
Il libro bianco era destinato a scuotere le coscienze della classe
politica del tempo, prendendo atto della forte incidenza dei tumori
sulle popolazioni che vivevano nelle aree nelle quali si era andato
accumulando materiale tossico, con un sensibile aumento rispetto al
totale della popolazione, non altrimenti giustificabile. Infatti il
primo allarme lanciato fu di natura squisitamente sanitaria, grazie
a rilievi scientifici inoppugnabili; e se oggi il pericolo si è
ingigantito ed è diventato un problema politico ed economico,
lo si deve alla supponenza e alla indifferenza con la quale fu accolto
dalla classe dirigente dell’epoca. E ciò a voler essere
buoni e a non pensar male, perché i sospetti e le voci di una
incredibile e delittuosa connivenza con la criminalità locale
stanno divenendo sempre più attendibili. Non per nulla qualcosa
si sta muovendo grazie alla collaborazione di un pentito.
Eppure le prove dell’inquinamento, denunciato con il libro bianco,
non ebbero la dovuta accoglienza: addirittura, come si legge in una
recente recensione che ricorda la sua uscita, fu ignorata perfino
l’avvertenza di uno dei maggiori esperti del mondo della materia,
Carl Henry Oppenheimer dell’Università del Texas il quale
nella prefazione scriveva: “Non potete permettervi di perder
tempo”. E di tempo se ne è perso in maniera colpevole.
E per altri circa quarant’anni si è continuato a sversare
e interrare veleno. Veleno che in massima parte proviene da lavorazioni
di alcune regioni bene individuate, la cui classe politica, schifata,
alza il sopracciglio e condanna sdegnata gli atteggiamenti, a suo
dire, poco ortodossi e accidiosi di popolazioni da considerare come
l’anticamera dell’Africa, volutamente ignorando che il
criminale pactum sceleris sullo smaltimento di rifiuti tossici non
poteva non presupporre la presenza di due contraenti, e forse anche
la compiacente benedizione di un convitato di pietra. Peraltro non
dovrebbe essere molto difficoltoso risalire all’origine del
materiale: basterebbe un minimo di attenzione e, soprattutto, volontà
politica, stimolata in questi ultimi tempi, come poco sopra accennato,
da imbarazzanti rivelazioni di pentiti personaggi della malavita.
Ma è ora di chiudere e di tornare ai segni zodiacali. La lettura
del libro scritto dall’amico lion Giulio Tarro non può
non suscitare una forte preoccupazione: l’elencazione di tutte
le affezioni tumorali, che possono colpire indifferentemente uomini
e donne in una qualsiasi parte del corpo e che hanno la loro origine
da una serie di fattori di varia natura, alimentazione e stile di
vita compresi, annovera anche quelle che con tutta evidenza possono
ascriversi all’ambiente e a materiali, come l’amianto,
che per lungo tempo sono stati utilizzati per costruzioni. Ma non
è assolutamente accettabile che abbiano origine da comportamenti
criminali, posti in atto con l’unica finalità di trarne
profitti smisurati, violando non soltanto la legge codificata, ma
anche quella innata del rispetto verso l’altro: in questo caso
non sarà mai fatto abbastanza per perseguire e punire in maniera
esemplare gli autori di una tale vile oscenità. E fare in modo
che non accada più.
In una simile prospettiva mi sento pertanto in dovere di fare un passo
indietro ed accettare che quando si parla di “cancro”,
ci si possa riferire soltanto al mio segno zodiacale. E in attesa
che questo traguardo venga raggiunto e che quindi mi sia consentito
di tornare nuovamente al mio dichiarato scetticismo, mi sforzerò
di credere a “salute un po’ incerta (purtroppo!), a guadagni
interessanti (sarebbe ora!), a nuovi sconvolgenti amori (magari!)”.
(Enzo Maggi)