CONVIVIALE – LA TERRA DEI VELENI
24 gennaio 2014

              Ho sempre avuto in forte antipatia gli oroscopi, e i loro banditori, per la manifesta provata inattendibilità che li contraddistingue e per la irrazionalità da cui traggono origine, unite alla pretesa di fondamenti scientifici. Non avendo né l’ambizione né il prestigio professionale di scrivere, al pari di un Piero Angela, un erudito e profondo saggio su questo argomento, mi limito a porre a me - e a chi mi legge - alcune elementari domande che possono anche sembrare sciocche, ma che tuttavia meritano una risposta. Se due individui, nati sotto il medesimo cosiddetto segno zodiacale, vivono in due contesti sociali e ambientali profondamente diversi, possono essere accomunati da un identico oroscopo, articolato nei vari aspetti della vita quotidiana? Chi scrive è nato il 14 luglio (ometto l’anno!) a Roma, dove vive la sua vita, con i suoi affetti e interessi, salute compresa, scandita da una civiltà ben definita, con tutti i pregi e i difetti che conosciamo; mentre un aborigeno del sud America, nato anche lui il 14 luglio, trascorre la sua esistenza disperso nel folto di una foresta amazzonica, in un contesto ambientale e sociale che mi permetto di ritenere un po’ diverso dal mio. Orbene: per tutti e due, soltanto perché nati sotto l’influsso di un certo identico segno zodiacale, nella fattispecie il Cancro, dovrebbe essere letto e svelato dagli addetti ai lavori un identico oroscopo che comporta “salute un po’ incerta (purtroppo!), guadagni interessanti (sarebbe ora!), nuovi amori sconvolgenti (magari!)” e altro ancora. Lascio alla fantasia di chi mi legge immaginare quante e quali sono le differenze tra i due cancerini (si dice così?) in tutti gli aspetti della quotidianità, ai quali dovrebbero riferirsi le previsioni degli oroscopari.
              E ancora: se leggiamo non dieci ma soltanto due oroscopi riguardanti lo stesso segno e per lo stesso periodo, possiamo agevolmente riscontrare divergenze e contraddizioni non spiegabili, considerato che gli astri stanno sempre lì, uguali per tutti con il loro presunto influsso, fissi ed imparziali, a godersi lo spettacolo curioso e divertente di una umanità credulona che avrebbe ben altri problemi da affrontare e risolvere. E infine ancora una domanda: a tutti sono dispensate promesse liete e gradevoli, talvolta qualche piccola incertezza di scarso rilievo e niente più. Ma non muore mai nessuno? Capisco che vedersi preannunciata la propria dipartita non è il massimo della goduria: però se vogliamo essere seri e credibili fino in fondo, non ci si deve limitare ad una ruffianesca elencazione di probabili favori.
              A questo punto qualcuno di voi, pazienti lettori, potrebbe chiedermi dove voglio arrivare, considerato che il mio compito dovrebbe essere quello di redigere la cronaca dell’interessante incontro conviviale del 24 gennaio u.s., nel corso del quale il Prof. Giulio Tarro, socio del Lions Club di Messina Host, ha intrattenuto i presenti con una interessante e avvincente relazione, volta ad illustrare una situazione incredibile e sconvolgente quale è quella che si è creata in alcune province campane e che ha preso il nome “La terra dei veleni”. Lo spunto per la digressione con la quale ho aperto il resoconto mi è stato offerto leggendo il titolo di un piccolo libro fresco di stampa che il relatore, che ne è il coautore, ha voluto offrire a tutti i presenti e che recita così: “Il cancro dovrebbe essere solo un segno zodiacale - Tutti insieme contro il cancro!”, e sul quale tornerò in seguito.
               Prendendo le mosse dal libro bianco “Salute e ambiente in Campania” pubblicato nel lontano 1977 - autore Giovan Giacomo Giordano con il contributo di molti specialisti, tra cui lo stesso Giulio Tarro - il relatore ha affrontato l’argomento anche dal punto di vista sociale ed economico; ma ha voluto soprattutto sottolinearne l’aspetto sanitario che da molti decenni accompagna la sciagurata e delittuosa abitudine di sversare e interrare enormi quantità di rifiuti speciali in alcuni territori delle province di Napoli e Caserta, in una zona che, racchiusa tra i comuni di Acerra, Nola e Marigliano, è ormai conosciuta come il ”triangolo della morte”. Il libro bianco era destinato a scuotere le coscienze della classe politica del tempo, prendendo atto della forte incidenza dei tumori sulle popolazioni che vivevano nelle aree nelle quali si era andato accumulando materiale tossico, con un sensibile aumento rispetto al totale della popolazione, non altrimenti giustificabile. Infatti il primo allarme lanciato fu di natura squisitamente sanitaria, grazie a rilievi scientifici inoppugnabili; e se oggi il pericolo si è ingigantito ed è diventato un problema politico ed economico, lo si deve alla supponenza e alla indifferenza con la quale fu accolto dalla classe dirigente dell’epoca. E ciò a voler essere buoni e a non pensar male, perché i sospetti e le voci di una incredibile e delittuosa connivenza con la criminalità locale stanno divenendo sempre più attendibili. Non per nulla qualcosa si sta muovendo grazie alla collaborazione di un pentito.
              Eppure le prove dell’inquinamento, denunciato con il libro bianco, non ebbero la dovuta accoglienza: addirittura, come si legge in una recente recensione che ricorda la sua uscita, fu ignorata perfino l’avvertenza di uno dei maggiori esperti del mondo della materia, Carl Henry Oppenheimer dell’Università del Texas il quale nella prefazione scriveva: “Non potete permettervi di perder tempo”. E di tempo se ne è perso in maniera colpevole. E per altri circa quarant’anni si è continuato a sversare e interrare veleno. Veleno che in massima parte proviene da lavorazioni di alcune regioni bene individuate, la cui classe politica, schifata, alza il sopracciglio e condanna sdegnata gli atteggiamenti, a suo dire, poco ortodossi e accidiosi di popolazioni da considerare come l’anticamera dell’Africa, volutamente ignorando che il criminale pactum sceleris sullo smaltimento di rifiuti tossici non poteva non presupporre la presenza di due contraenti, e forse anche la compiacente benedizione di un convitato di pietra. Peraltro non dovrebbe essere molto difficoltoso risalire all’origine del materiale: basterebbe un minimo di attenzione e, soprattutto, volontà politica, stimolata in questi ultimi tempi, come poco sopra accennato, da imbarazzanti rivelazioni di pentiti personaggi della malavita.
              Ma è ora di chiudere e di tornare ai segni zodiacali. La lettura del libro scritto dall’amico lion Giulio Tarro non può non suscitare una forte preoccupazione: l’elencazione di tutte le affezioni tumorali, che possono colpire indifferentemente uomini e donne in una qualsiasi parte del corpo e che hanno la loro origine da una serie di fattori di varia natura, alimentazione e stile di vita compresi, annovera anche quelle che con tutta evidenza possono ascriversi all’ambiente e a materiali, come l’amianto, che per lungo tempo sono stati utilizzati per costruzioni. Ma non è assolutamente accettabile che abbiano origine da comportamenti criminali, posti in atto con l’unica finalità di trarne profitti smisurati, violando non soltanto la legge codificata, ma anche quella innata del rispetto verso l’altro: in questo caso non sarà mai fatto abbastanza per perseguire e punire in maniera esemplare gli autori di una tale vile oscenità. E fare in modo che non accada più.
In una simile prospettiva mi sento pertanto in dovere di fare un passo indietro ed accettare che quando si parla di “cancro”, ci si possa riferire soltanto al mio segno zodiacale. E in attesa che questo traguardo venga raggiunto e che quindi mi sia consentito di tornare nuovamente al mio dichiarato scetticismo, mi sforzerò di credere a “salute un po’ incerta (purtroppo!), a guadagni interessanti (sarebbe ora!), a nuovi sconvolgenti amori (magari!)”. (Enzo Maggi)

 

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