Venerdì 25 ottobre u.s., mentre la dott.ssa Patrizia Torretta, Vice
Questore aggiunto della Polizia postale svolgeva il suo intervento sul service
nazionale approvato al Congresso nazionale di Taormina, la mente di chi scrive
ripercorreva all’indietro alcuni sentieri ginnasiali di tanti anni orsono
quando, tra le “sudate carte”, c’era anche un certo Catullo
che ci deliziava (per così dire!) con i suoi versi sdolcinati e pieni
di amori, che un professore di latino, rosso di pelo e signorino di stato
civile, si ostinava a proporci di tradurre in italiano, dopo averli, estatico
e rapito, declamati in latino. Ma quello che maggiormente colpiva la nostra
immaginazione di quindicenni, ignari sognatori di virginali amori - era la
metà degli anni quaranta -, erano i riferimenti più o meno espliciti
che il poeta veronese faceva a certi rapporti affettuosi che i suoi eroi maschili,
veri o inventati, avevano con giovani fanciulli. E anche se il professore
si sforzava di dare una sua manipolata spiegazione del verso “iam diu
lusisti nucibus”, rivolto come rimprovero ed esortazione ad Imeneo,
avevamo capito che le noci delle quali si parlava non erano esattamente quei
frutti che maturano sui noti severi e nodosi alberi.
Quanto accadeva nella Roma pre-imperiale non aveva nulla di nuovo e di scandaloso:
era la logica conseguenza della famosa locuzione latina “Graecia capta
ferum victorem cepit”, che giustificava anche a Roma la pedofilia, intesa
come esperienza spirituale e pedagogica, anche se le pratiche amorose tra
un adulto e un minore di dodici anni nel mondo greco erano severamente condannate,
almeno in via teorica. Il rapporto era consentito soltanto dopo i dodici anni;
ma rientrava nel concetto di pederastia, che avrebbe visto coinvolti illustri
maestri del tempo, come Socrate e Platone. Ma nel mondo romano perse la sua
visione spirituale e pedagogica: il giovane nato libero ed educato sin dalla
più tenera età ad avere un futuro da conquistatore, non poteva
essere assoggettato a nessuno. E allora oggetto della pedofilia - e anche
della omosessualità - non potevano che essere gli schiavi e i liberti.
Uno dei più noti episodi di rapporto amoroso tra adulti e minori vide
protagonisti, all’inizio del secondo secolo dopo Cristo, l’imperatore
romano Adriano e il giovane Antinoo; forse, se le notizie giunte a noi sono
esatte, più che di pedofilia si sarebbe trattato di pederastia, considerato
che il giovane seguì le vittoriose legioni di Adriano, che stavano
attraversando la Bitinia, quando avrebbe avuto già l’età
di quattordici anni. Della passione amorosa del grande condottiero, del dolore
provato per l’oscura morte del giovane a soli venti anni, della costruzione
di una città, Antinopoli, in memoria del giovane amante, ha diffusamente
scritto Marguerite Yourcenar nel suo libro “Memorie di Adriano”.
Nel corso del lungo cammino che dai tempi dell’imperatore ispanico ci
porta ai nostri giorni, gli atteggiamenti della società nei confronti
della pedofilia ha assunto vari aspetti che sarebbe troppo lungo rievocare
anche sommariamente; basti soltanto ricordare che non sono mancati tentativi
di giustificazione avanzati da alcuni pensatori come Foucault e Tournier,
vivacemente combattuti da Freud. Ma quel che lascia perplessi è la
circostanza che si è dovuti arrivare al 25 ottobre 2007 (esattamente
sei anni compiuti la sera della nostra conviviale!) perché la Comunità
europea firmasse la Convenzione di Lanzarote contro lo sfruttamento e l’abuso
sessuale dei minori; e la perplessità diviene stupore se si pensa che
il Parlamento italiano ha impiegato quasi altri cinque anni - 19 settembre
2012 - per ratificare la Convenzione, dopo uno stucchevole ping-pong tra Camera
e Senato!
Comunque il legislatore italiano aveva opportunamente anticipato gli eventi
quando nel febbraio del 2006, integrando la precedente legge 269/98 promulgata
per combattere la pedo-pornografia, spianava la strada alla creazione di un
Centro nazionale per contrastarne l’uso on-line, fenomeno ormai abbastanza
diffuso, con il compito di monitorare la rete, raccogliendo anche le segnalazione
che sarebbero giunte da più parti, compresi gli organi di polizia stranieri
e i soggetti pubblici e privati. Il Centro, istituito presso il Servizio Polizia
postale, avrebbe dovuto occuparsi della prevenzione e della repressione dei
reati in tema di pedo-pornografia, avvalendosi di tutti quegli strumenti che
la tecnologia avrebbe offerto per porre in atto un monitoraggio il più
accurato ed esteso possibile per individuare i siti attraverso i quali si
offrivano immagini e filmati di minori per l’ignobile commercio. Purtroppo
l’uso generalizzato e sconsiderato di telefonini e strumenti similari
da parte di minori ha reso possibile la presenza on-line di immagini e filmati
realizzati dai minori stessi, forse inconsapevolmente, per gioco o per semplice
esibizionismo: comunque il gesto in molti casi ha stimolato l’interesse
del pedofilo e gli ha offerto l’occasione di incrementare il turpe commercio,
ricorrendo anche a ricatti. Per questo motivo il Centro si avvale anche di
psicologi con il compito di affiancare i minori e le loro famiglie per trattare
con competenza e professionalità un argomento di estrema delicatezza,
che rischia di lasciare per sempre tracce indelebili sull’equilibrio
psichico dell’intero nucleo familiare.
Di tutti i compiti del Centro, della sua complessa attività, delle
tecniche di indagine e dei loro risultati, dei suoi interventi nel campo che
maggiormente le è congeniale, e di altro ancora, la dott.ssa Patrizia
Torretta ha fatto oggetto della sua conferenza venerdì 25 ottobre,
rendendo partecipe della sua esperienza di direttore tecnico capo psicologo
l’attento uditorio presente. La serata si era aperta con un intervento
del Presidente Chiricotto, finalizzato alla esposizione delle linee programmatiche
dell’annata del club 2013-2014, con l’elencazione degli appuntamenti
per l’ultima parte dell’anno corrente e dei primi mesi del prossimo.
(E. Maggi)